Col bene che ti voglio, intervista a Riccardo Del Turco

Riccardo Del Turco con Caterina Caselli e Gigliola Cinquetti , sul numero 14 di “Vinile”

A cinquant’anni da “Luglio” e dalla vittoria a “Un Disco per l’Estate” una lunga conversazione col cantante fiorentino sulla sua carriera discografica in prima persona

Saint Vincent, 15 giugno 1968, serata finale di Un Disco per l’Estate. Con un distacco netto di 46 punti sulla seconda canzone in gara (Non illuderti mai di Orietta Berti) e di 95 punti sulla terza (Ho scritto t’amo sulla sabbia di Franco IV e Franco I) “Luglio” di Riccardo Del Turco si aggiudica la vittoria, la prima vittoria ad una manifestazione canora del cantante fiorentino. È l’occasione per parlare con lui della sua carriera discografica in prima persona, dalla quale abbiamo tenuto volutamente fuori l’esperienza con i Super 4, dei quali magari ci occuperemo in un altro momento.

Cominciamo proprio da “Luglio”, visto che ricorrono i cinquant’anni dalla sua vittoria, con questa canzone, al Disco per l’Estate del 1968.

“Luglio” nacque grazie alla collaborazione fortunata e meravigliosa col mio amico Giancarlo Bigazzi, che mi aveva fatto conoscere mio cugino, Maurizio Nannucci, che per me era come un fratello, visto che io sono figlio unico; mi diceva che c’era un ragazzo fiorentino – io avevo già fatto i primi dischi con la RCA, non ero famoso, però un mio piccolo seguito ce l’avevo – che voleva conoscermi e visto che insisteva gli dissi di farlo venire a casa per incontrarci. Ci voleva poco a capire che aveva del talento e così scrisse per me il primo testo, quello di “Quanto amore”, il retro di “Figlio unico”. Cominciammo a lavorare insieme, senza però una pressione professionale, io ero uno che lavorava un po’ a metà sulle cose, le chiudevo, non le chiudevo, come mi venivano. Bigazzi lavorava in banca, a Firenze, e suo padre era molto contrario a che facesse queste cose, con me era piuttosto critico: lavorava in questura, era una persona integerrima, e secondo lui io facevo perdere del tempo a suo figlio. Dopo quel primo testo gli dissi che dovevamo fare una canzone per Orietta Berti, che io poi avrei portato dal mio editore in CGD, che era il grande Ladislao Sugar. Avevamo già in mente un’ambientazione estiva, lo spunto mi era venuto da una poesia cinese che avevo letto e che si intitolava “Luglio”.

(l’intervista completa di Luciano Ceri si trova sul num. 14 di “Vinile”)

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