Led Zeppelin: The Song Remains The Same

Foto via: webpages.shepherd.edu

Nell’agosto del 1975, i Led Zeppelin stavano per iniziare un altro colossale tour USA. Poi arrivò il disastro. Ma dalle macerie uscirono due dischi: PRESENCE, che Jimmy Page e THE SONG REMAINS THE SAME, il loro primo live ufficiale.

Lunedì 4 agosto 1975: un altro pomeriggio afoso nella piccola isola di Rodi. Maureen Plant, moglie di Robert, cantante dei Led Zeppelin, è alla guida di un’Austin Mini presa a nolo. Robert è al suo fianco, nel sedile anteriore. In quello posteriore, i loro figli Karac (tre anni) e Carmen (sei), assieme all’amichetta Scarlet, figlia di quattro anni del chitarrista degli Zeppelin Jimmy Page. Due mesi prima, dopo le cinque serate tutte esaurite all’Earl Court Arena di Londra – 17.000 posti a sedere – la famiglia Plant era partita per Agadir, in Marocco. Tre settimane dopo erano a Marrakesh, dove Page, sua moglie Charlotte e la figlia Scarlet erano arrivati per unirsi alla comitiva. Una sera, le famiglie riunite andarono a un festival locale, dove “ci immergemmo nel sapore della musica del Marocco e di quella delle tribù delle colline”, disse poi Plant. Da lì, viaggiarono in Range Rover per migliaia di chilometri attraversando il Sahara spagnolo, proprio mentre stava scoppiando la guerra tra Spagna e Marocco.

C’era la concreta possibilità  che ci perdessimo, girando in tondo e sprecando un sacco di tempo per andarcene”, disse Plant. “È un Paese immenso, senza punti di riferimento, disabitato, a parte una tenda e un cammello ogni tanto”. Guidarono passando per Casablanca e Tangeri, e dopo un mese si ritrovarono in Svizzera per incontrare nel suo nuovo lussuoso ufficio Peter Grant, il manager dei Led Zeppelin, affittare la casa del promoter Claude Knobs a Montreaux e passare qualche giorno al Montreaux Jazz Festival, all’epoca nel pieno del suo fulgore. Ma alla fine di luglio Plant era di nuovo irrequieto, “bramoso del sole e nella vita felice e sregolata che gli si accompagnava”. Fu allora che ebbe l’idea di guidare fino a Rodi. Nell’isola, il cantante organizzò un incontro con Phil May dei Pretty Things e sua moglie Electra, che avevano affittato una casa da Roger Waters dei Pink Floyd. Page, Charlotte e Scarlet li seguirono in un’altra macchina, con la sorella di Maureen, Shirley e suo marito. Il 3 agosto Jimmy lasciò la compagnia per una puntata in Sicilia, dove visitò l’Abbazia di Thelema di Aleister Crowley, della quale il regista Kenneth Anger, devoto occultista, gli aveva molto parlato e che Page stava pensando di comprare. L’idea era di rivedersi a Parigi un paio di giorni dopo, per iniziare le prove del prossimo tour USA dei Led, che sarebbe dovuto partire con due concerti già sold out (il 23 e 24 agosto) all’Oakland Coliseum di San Francisco, un catino da 90.000 posti.

Il loro ultimo tour USA era finito a marzo, ma dato che tra vendite di dischi e di biglietti si stimava un guadagno di oltre 40 milioni di dollari (185 al cambio odierno), volevano continuare a spingere. Inoltre, c’era il piccolo particolare che erano obbligati a diventare ‘esuli fiscali’. Fino all’aprile del 1976, non avrebbero potuto trascorrere più di 30 giorni in UK. Così, decisero che la maggior parte di questo tempo l’avrebbero passato in tour girando il mondo, facendo sì che il gruppo si esibisse in posti dove non era mai stato prima. C’erano piani per invadere il Sud America, come anche l’India, l’Africa e altri luoghi solitamente al di fuori della mappa del rock’n’roll. I Led Zeppelin erano all’apice della carriera, e guardavano i loro rivali più prossimi, tipo Rolling Stones o Pink Floyd, da una distanza siderale. Erano inarrestabili, invulnerabili, invincibili, e nulla poteva andare male. Finché invece all’improvviso qualcosa andò storto. E nulla sarebbe più stato come prima.
In seguito, nessuno dei presenti fu in grado di ricordare precisamente cosa accadde, o perché. Solo che all’improvviso la macchina guidata da Maureen Plant sbandò e uscì di strada, cadendo da un precipizio e fermandosi contro un albero. Robert si ritrovò addosso a Maureen, con la caviglia e il ginocchio destro fratturati, e altre ossa rotte nella gamba destra. Guardando Maureen, svenuta e sanguinante, la credette morta. I bambini nel sedile di dietro urlavano. Fortunatamente Charlotte e Shirley, nella macchina che seguiva, furono in grado di aiutarli, ma ci vollero molte ore prima che la famiglia potesse essere trasportata all’ospedale più vicino, grazie a un furgone messo a disposizione da un agricoltore che viveva nei pressi. Lì scoprirono che Maureen aveva riportato una frattura cranica, e che aveva il bacino e una gamba rotti. Anche Karac aveva una gamba rotta, mentre Carmen si era fratturata il polso. L’unica ad uscire dall’incidente con solo qualche taglio ed escoriazione fu Scarlet. Maureen aveva perso molto sangue, e siccome il suo era di un tipo raro l’unica via fu usare quello di Shirley, per una trasfusione immediata. Il processo fu dolorosamente lento, e nell’ospedale greco infestato dagli scarafaggi era presente solo un dottore. Quella notte, una Charlotte in preda all’isteria telefonò a Londra a Richard Cole, tour manager e ‘risolvi problemi’ degli Zep, implorandolo di fare qualcosa per riportare tutti a casa. Cole si mise subito all’opera telefonando freneticamente in giro finché non trovò due medici qualificati – il dr John Baretta, specialista con uno studio a Harley Street, che aveva anche lavorato come consulente medico per l’ambasciata greca e parlava greco fluentemente, e il dr Mike Lawrence, un rinomato chirurgo ortopedico – convincendoli a partire subito con lui per la Grecia. Trascorsero lo stesso 48 ore prima che i soccorsi arrivassero, e a quel punto l’ospedale si rifiutò di dimettere i pazienti, fino a che non fosse stata chiusa l’indagine di polizia – ricercavano le cause dell’incidente, sospettando l’uso di droghe da parte di Maureen – cosa che avrebbe richiesto settimane. Ancora una volta, Cole risolse tutto a modo suo: noleggiò un’ambulanza privata, piazzò due station wagon davanti all’ingresso e spinse Robert, Maureen e i bambini sulle sedie a rotelle – con le flebo che dondolavano dietro di loro – fino alle macchine nel cuore della notte. Poche ore dopo, erano tutti in volo diretti verso Londra.

Leggi l’articolo completo nel numero 70 di Classic Rock Italia, in edicola da fine agosto oppure disponibile cliccando qui

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like