Il Codice Mercadante

foto di Tamara Casula

Portare la musica dove nessuno l’aveva fatto, offrire i propri dischi a rate, creare un’etichetta (Isola Tobia Label) interessata a formare artisti, più che a venderli. Sono alcune ricette di Carlo Mercadante e stanno funzionando.

Carlo Mercadante: un’idea dietro l’altra, cantautore, discografico, esperto di diritti. Fai veramente un sacco di cose, alcune poi sono vere e proprie idee rivoluzionarie spesso imitate. Cosa ti spinge a cercare sempre qualcosa di nuovo?
Dietro ogni cosa che faccio, c’è una proposta precisa e magari originale che però non sempre viene notata. Prendiamo ad esempio l’Agricooltour. Aveva un significato e un messaggio preciso: non riuscendo a proporre musica nei locali tradizionali alle giuste condizioni, l’ho portata tra campagne e fattorie. Lì dove non era mai stato organizzato un concerto. E questa idea ha avuto successo perché ho avuto un tour di 43 date in un’estate, in posti dove non era mai stata tentata un’operazione del genere.

Quanta gente c’era in media?
Dalle due alle duecento persone. Nulla era prevedibile, ogni data era gestita in maniera diversa: dal B&B in montagna che ha organizzato il picnic in famiglia, alle fattorie sociali come quella di Vibo Valentia, dove ho trovato un’arena costruita con la paglia. O altri posti in cui c’erano quasi duecento persone. Il concetto però era ben preciso: coinvolgere una serie d’imprenditori che non hanno nulla a che fare con la musica quotidianamente, spingendoli a provare una formula che permettesse loro di promuovere le loro aziende e a me di suonare. Da questo punto di vista, l’Agricooltour è stato un successo.

E il disco a rate?
Stesso discorso, con qualche elemento in più. M’interessa spiegare alle persone perché è importante comprare la musica. Non parlare di crisi discografica. Crisi per me è mancanza d’idee. Così ho realizzato un disco davanti agli occhi di chi mi seguiva. Registravo un pezzo al mese e lo mettevo in vendita. Spiegavo perché era importante comprare un disco, spiegavo cosa c’era dietro alla produzione di ogni singolo brano e, consequenziale a questa produzione dilatata, c’era anche l’Adotta Carlo Tour, che era un progetto parallelo e complementare. La provocazione/proposta era: “Io non ho i soldi per produrre un disco intero e non voglio ricorrere al crowdfunding e allora te lo faccio a rate, come se comprassi una lavatrice”. Tu pubblico non vuoi spendere dieci euro tutte assieme per comprare un Cd e allora te lo vendo a rate, un euro al mese. Solo dopo è uscito il Cd fisico e io ho messo in atto la seconda parte del progetto: l’Adotta Carlo Tour, con cui andavo proprio a casa della gente a fare un concerto gratuito e spiegavo a chi c’era il dietro le quinte della produzione di un disco e perché bisogna acquistare la musica che ci piace. E ha funzionato: alla fine, tra Agricooltour e Adotta Carlo Tour, ho venduto circa 1300 copie, che non sono per niente poche. Ma questo risultato l’ho ottenuto spiegando bene alle persone i perché del mio disco. Facendo un lavoro educativo.

(L’intervista completa di Michele Neri è sul numero 15 di Vinile)

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