Essere Slash

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Foto: Ross Halfin

La reunion con i Guns N’Roses, gli ultimi giorni di Lemmy, il campo minato di #MeToo, la difficoltà di essere Slash.

Per essere uno che “non parla tanto”, ha moltissimo da dire… in esclusiva a «Classic Rock».

Nei 18 mesi tra il 2014 e il 2016, Slash ha dato oltre 150 concerti in giro per il mondo. Scott Weiland, suo compagno nei Velvet Revolver, è morto. Chris Cornell, che cantò nel disco di esordio da solista di Slash, si è suicidato. E anche David Bowie, che Slash incontrò a otto anni, se n’è andato. Come Lemmy, un amico da sempre, portato via dopo una lunga malattia. A livello di vita privata, Slash ha divorziato da sua moglie Perla, dopo 13 anni di matrimonio, e ha riallacciato una relazione con una donna che aveva incontrato la prima volta a 25 anni. In mezzo a tutto questo, i Guns N’Roses del cazzo si sono rimessi assieme. Noncurante e rilassato come sempre, Slash si limita a scrollare le spalle.

“Ho avuto parecchio da fare”, dice.

Dal 2014 fino a quasi tutto il 2016, Slash è stato in tour con i Conspirators. Oltre 150 date, scrivendo brani per il prossimo disco, lavorando su “progetti cinematografici”, e così via. E poi… “E poi io e Axl ci siamo parlati”, dice, “ed è stato qualcosa di totalmente inaspettato. Abbiamo parlato e siamo riusciti a dissipare parte di tutta la negatività che si era accumulata”: “Non tra noi”, ci tiene a sottolineare, “perché in effetti non ci eravamo più parlati. Era cresciuta per i media, e a qual punto aveva preso vita da sola – come fosse la rivalità più aspra al mondo. È stato bello parlarsi di nuovo”. Una volta rotto il ghiaccio e dopo qualche telefonata, Slash e Axl si sono incontrati faccia a faccia. Erano anni che ricevevano offerte per riformare i GN’R per il Coachella festival, ma non le avevano mai prese in considerazione.

Il Coachella Valley Music and Arts Festival a Indio, in California, si era costruito una fama di luogo perfetto per le reunion: nel 2001 i Jane’s Addiction si erano riuniti per suonarci; nel 2002 fu la volta di Siouxsie & the Banshees; Iggy & the Stooges nel 2003, i Pixies nel 2004… Insomma, ci siamo capiti. Quando i due si incontrarono, Axl disse: “Il Coachella potrebbe essere divertente”.
Il progetto era fare un paio di date al Coachella, e qualche concerto per scaldare i muscoli, ma… “A farlo ci siamo divertiti come pazzi”, dice Slash, “e sai com’è, una cosa tira l’altra e prima che te ne renda conto hai già organizzato parte di un tour, e poi le date si accumulano”. E adesso quel paio di date è diventato il quarto tour più di successo della storia.

“È stata un’esperienza fottutamente grandiosa”, dice annuendo.

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Foto: Katarina Benzova

Certe rockstar, venendo fuori da quello che sicuramente alla fine sarà il tour con gli incassi maggiori in tutta la storia, probabilmente si sarebbero presi una vacanza. Invece Slash ha lavorato a un nuovo disco, e non vede l’ora di vederlo nei negozi. “Mi chiedo come facciano gli attori”, dice. “Finisci un film e poi non esce per mesi e mesi”. La scrittura del nuovo disco di Slash Featuring Myles Kennedy & the Conspirators iniziò verso la fine del tour Worlds on Fire, buttando giù i brani viaggiando, e provandoli nei soundcheck.

E poi sono arrivati i Guns N’Roses. Laddove altri avrebbero mollato la carriera solista, appena i Guns si sono presi una pausa – tra gennaio e giugno di quest’anno – Slash e i suoi complici Myles, Todd Kerns, Brent Fitz e Frank Sidoris (per la prima volta coinvolto nella registrazione di un disco) si sono riuniti e hanno iniziato a rivedere quelle vecchie idee. Slash ha comprato una sala prove con un banco a 16 piste, a pochi chilometri da casa sua. Quando il gruppo si riunì in quella prima sessione di prove, uscì fuori una canzone nuova di zecca.

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Foto: Gene Kirkland

“I primi accordi che facemmo dopo tutto quel tempo erano solo per scaldarci”, dice Slash, “e poi sono diventati una canzone tutta nuova, Mind Your Manners”: poi sono entrati in studio e hanno tirato fuori un disco. “Ogni progetto solista che faccio”, dice, “per me è una cosa veloce, senza starci a pensare troppo su. Detto fatto. È rock’n’roll e non devi mica fare una riunione del consiglio di amministrazione per scrivere un brano. O va bene, o non va bene, giusto?”.

LIVING THE DREAM è uscito il 21 settembre scorso. Dodici brani con ritornelli corposi, riff potenti e chitarre a profusione, un disco che sembra davvero fatto di corsa, e in un senso buono. Niente riunioni, niente menate, solo brani cazzuti che rimbalzeranno nelle arene di mezzo mondo per i prossimi mesi.

Foto di copertina: Ross Halfin

L’intervista a cura di Scott Rowley è tratta da Classic Rock n. 71, disponibile qui.

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