Haken: l’importanza di un disco dal vivo

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foto: Stephen R. Schmidt

Per festeggiare i dieci anni di carriera gli Haken, alfieri del prog britannico di marca heavy, nel 2018 hanno pubblicato due album: L-1VE (22 giugno) e VECTOR (26 ottobre).

Il primo è un disco dal vivo, dimensione particolarmente congeniale al gruppo, per VECTOR riserviamo un po’ di spazio sul prossimo «Prog» Italia…

“Sono un grande fan dei dischi dal vivo. Ogni volta che volevo approfondire la conoscenza di una nuova realtà, invece di comprarmi la discografia, cercavo il loro disco dal vivo come prima cosa. Quando un gruppo suona per promuovere l’ultimo prodotto deve per forza farci sentire qualcos’altro, quindi album come SECONDS OUT dei Genesis oppure PLAYING THE FOOL dei Gentle Giant sono davvero rappresentativi della loro musica. Come suonano dal vivo è davvero importante”.

Nel 2017 gli Haken hanno suonato in giro per l’Europa e gli Stati Uniti, proprio il momento giusto per la loro prima registrazione dal vivo. L-1VE (“lo puoi chiamare Live One”, suggerisce il cantante), registrato ad aprile al Melweg di Amsterdam, uno dei luoghi storici per la musica in Olanda.

Riuscire a fissare un gruppo al suo apice? L-1VE serve a ricordarci quanta musica abbia prodotto questo gruppo di sei musicisti notevoli, tra i migliori della scena attuale. Il set prende dall’album del 2010, AQUARIUS, da VISIONS del 2011 e dal disco che li ha fatti più conoscere, THE MOUNTAIN del 2013, senza dimenticare AFFINITY del 2016.

Sicuramente convalida la teoria di Jennings riguardo ai live intesi come greatest hits.

“Per me è sempre stato nella lista dei desideri”, ci rivela. “Ogni gruppo deve riempire la casella dell’album live, di quello acustico e della raccolta delle sue cover preferite. Almeno il primo lo abbiamo spuntato dalla lista. In realtà siamo sempre stati indecisi al riguardo. Pensavamo di aspettare il prossimo tour, magari quello dopo. Ma a un certo punto cominciammo a ricevere dal pubblico molte richieste via Facebook per un live. Iniziò casualmente, poi cominciarono a richiederlo anche alla nostra casa discografica. Alla fine fecero addirittura una petizione e, a quel punto, è stata la volontà popolare ad averla vinta!”.

La passione dei fan è stata davvero incoraggiante.

È interessante vedere che esiste un pubblico che ama questo tipo di registrazioni. Cos’è che piace tanto di questi dischi allora? “Suonare live è un’altra cosa, non puoi nasconderti, sei senza rete sul palcoscenico. Aggiungi a questo che chi assiste al concerto vorrebbe in qualche modo possederlo e ricreare quella magia a casa propria. C’è qualcosa d’intangibile che si materializza durante un concerto: non saprei spiegartelo. Con L-1VE volevamo catturare la sensazione di essere in mezzo al pubblico durante quelle esecuzioni. Ci sono voluti mesi di duro lavoro per mettere insieme tutti gli elementi giusti, fare il mix adeguato, sia audio che video. Ciascun componente del gruppo doveva sentire di aver reso al massimo. Oggi puoi ricavare pezzi da più serate e cucirli insieme, ma abbiamo evitato nel complesso di farlo. Abbiamo solo messo a posto un paio di errori tecnici, che ci davano davvero troppo fastidio”.

I puristi a questo punto potrebbero risentirsi, ma bisogna capire la volontà di creare un documento che sia davvero rappresentativo del primo decennio di attività degli Haken. I ragazzi stanno già lavorando al sesto album, dopo aver posto una pietra miliare importante per la propria carriera. “Volevamo festeggiare il nostro anniversario, aveva senso tracciare una linea sotto questi dieci anni, in modo da dare un senso di chiusura a questa prima fase”.

L’articolo completo in cui Ross Jennings rivela i suoi sei album live preferiti di tutti i tempi è a cura di Grant Moon e si trova su PROG Italia n.21, disponibile qui.

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