Best of 2018: 10 dischi da ricordare

Checché se ne dica in giro, ci siamo appena lasciati alle spalle un’altra annata di grande rock’n’roll, movimentata da una valanga di dischi brillanti, canzoni spettacolari, concerti entusiasmanti e molto altro.

E allora, perché non provare a tirar giù una classifica degli album da ricordare? Magari, solo per il gusto di far incazzare qualcuno…

10. SLASH FEAT. MYLES KENNEDY & THE CONSPIRATORS – LIVING THE DREAM

Cesellato e arrembante, il terzo disco di Slash trabocca di voli blues e note strazianti, con una struttura che aggiorna il tutto in modo eccellente. Estesa su quattro ottave, con i suoi melodrammatici vibrati alti e bassi, la voce tenorile di Myles Kennedy taglia, sussurra e veleggia in perfetto sincrono. Ma non è solo tecnica: è capacità di evocare emozioni intense, qualsiasi cosa abbia sottomano. TB
Killer track: Boulevard Of Broken Hearts

9. MINISTRY – AMERIKKKANT

Ispirato dall’arrivo di Donald Trump alla Presidenza USA, AMERIKKKANT esplode della rabbia di Al Jourgensen per quello che oggi accade in America: il parossistico We’re Tired Of It e le cavernose parti Black Sabbath di Antifa spingono sul lato trash, ma arrivano quando il penetrante industrial melting pot della triade iniziale ha già lasciato stecchiti. A chiudere è Amerikkka: le tre K, ovviamente, sono quelle del Klan ed è un finale all’insegna dell’odio. MGIU
Killer track: Victims Of A Clown

8. IDLES – JOY AS AN ACT OF RESISTANCE

Se vi chiedessero di riassumere in breve il 2018, è probabile che gli argomenti che citereste sarebbero la Brexit, Trump e la crisi mondiale dei rifugiati. Con questo in mente, il secondo disco degli Idles è un autentico frutto del nostro tempo. Concentrandosi sull’importanza dell’unione collettiva di fronte al crescente disinteresse globale, il primo singolo Danny Nedelko celebra il potere semplice e bellissimo della comunità e dell’apertura mentale, mentre altri brani come Samaritans offrono un punto di vista sui soffocanti stereotipi della moderna mascolinità con un magnetico stile post-punk. BE
Killer track: Danny Nedelko

7. GHOST – PREQUELLE

Visto il successo di MELORIA del 2015 che li ha visti trionfare ai Grammy Awards, i simpatici gaglioffi svedesi dovevano essere all’altezza. Fortunatamente, PREQUELLE non delude. Sotto il nuovo pseudonimo del Cardinal Copia, Lynchpin Tobias Forge guida i suoi Spettri Senza Nome in un concept che parla della Peste Nera, e serve anche come allegoria per l’invecchiamento delle moderne ideologie politiche. Malgrado queste cupe premesse, i Ghost non hanno scordato il loro animo più festaiolo, tramutando la prospettiva di un’Età Oscura in un party apocalittico, alimentato da pop-metal senza tempo, spacerock, prog anni 70 ed echi di heavy disco. RH
Killer track: Dance Macabre

6. MARK LANEGAN DUKE GARWOOD 67 – WITH ANIMALS

Dopo le digressioni electro anni 80 di PHANTOM RADIO e GARGOYLE, l’ex Screaming Trees fa lo scarto di lato che non ti aspetti e dà vita, in coppia con il collaboratore di lunga data Duke Garwood, a un disco spettrale, polveroso e molto bluesy, ma anche molto contemporaneo grazie al frequente uso di loop elettronici. Un ritorno pienamente convincente, consigliato ai fan di Cave, Cash e Cohen, ma anche per estensione a tutte le creature notturne. FD
Killer track: With Animals

5. FANTASTIC NEGRITO – PLEASE DON’T BE DEAD

Probabilmente il blues non ha bisogno di essere reinventato, ma il secondo disco di Fantastic Negrito fa il possibile. PLEASE DON’T BE DEAD è una raccolta esuberante di canzoni che in qualche modo iniettano nel genere massicce dosi di funk insinuante, una sana mistura di coscienza politica, e amplessi selvaggi e scatenati. Prince è il modello che viene subito in mente, ma Negrito attinge molto più dall’hip hop di quanto abbia mai fatto il mago di Minneapolis, ed è scopertamente politico in un modo che Prince raramente era. FL
Killer track: A Letter To Fear

4. RIVERSIDE – WASTELAND

Il successore di LOVE, FEAR AND THE TIME MACHINE non si limita a sommare a un copione consolidato elementi presi in prestito dal post rock e dalla neopsichedelia, ma si eleva a livelli tecnico-compositivi superiori rispetto al passato. Il tema apocalittico toccato dalle liriche si addice alle atmosfere claustrofobiche e alle fughe ipnotiche delle tastiere. Un’alternanza di colori vivi e tenui che impedisce all’ascoltatore di annoiarsi. LB
Killer track: Vale Of Tears

3. GRETA VAN FLEET – ANTHEM OF THE PEACEFUL ARMY

Negli ultimi anni, molti gruppi sono stati acclamati come i salvatori del rock, ma pochi sono sembrati adatti a questo ruolo quanto i Greta Van Fleet, giovane quartetto del Michigan. Tre fratelli poco più che adolescenti e il loro amico batterista evocano i grandi del passato – fondamentalmente i Led Zeppelin – per consegnarci il disco di esordio più eccitante dell’anno. Il fatto che abbiano avuto successo così in fretta, e che i detrattori siano rimasti sostanzialmente muti, suggerisce che ANTHEM OF THE PEACEFUL ARMY sia esattamente ciò di cui il rock ha bisogno nel 2018. E se oggi sono a questo livello, immaginate come saranno tra cinque anni. DE
Killer track: Age Of Man

2. JACK WHITE – BOARDING HOUSE REACH

Jack White ha concepito questo disco sperimentando opportunità creative con l’equipaggiamento cheap di quando era ragazzo, per poi coinvolgere strumentisti funzionali al progetto, in apparenza senza curarsi di seguire un’unica linea. Anche se la soffice ballata country What’s Done Is Done e la ninna-nanna jazzy Humoresque la chiudono con atmosfere di tutt’altro genere, la scaletta è incline a sonorità soul, funk e hip hop, un po’ come se Todd Rundgren avesse voluto seguire le orme di George Clinton. In BOARDING REACH HOUSE ci si perde ed è uno smarrirsi magnifico, tra alchimie attualissime nonostante gli echi vintage, sterzate imprevedibili, testi spesso visionari meritevoli di attenta analisi e una pretenziosità resa comunque apprezzabile da qualcosa che, forse, si può etichettare come pur serissima (auto)ironia. FG
Killer track: Over And Over And Over

1. CLUTCH – BOOK OF BAD DECISIONS

Immaginate un’immane macchina da distruzione che si muove per Disneyland, devastandola. La stessa sensazione di piacere malevolo l’abbiamo provata vedendo BOOK OF BAD DECISION dei Clutch entrare nella classifica «Billboard» USA nel settembre 2018. Dopo tutto, al giorno d’oggi dei musicisti fieramente indipendenti simili a dei selvatici barboni non dovrebbero sporcare il mainstream. Ma la vera rivelazione è venuta esplorando questo disco, colonna sonora di un film duro, ammaliante, che sfreccia per le strade del mondo, e scoprire che i rocker del Maryland hanno realizzato la loro opera migliore dei loro 27 anni di carriera, senza diluire di un grammo la loro attitudine o l’ethos indomabile. Se il reclutamento di Vance Powell, produttore legato a Nashville, aveva fatto sorgere molti dubbi, presto si è dimostrato un valore aggiunto. BOOK OF BAD DECISIONS si basa sulla visione del cantante, e come sempre è una visione ricca di fascino, che trae ispirazione da film Sci-Fi molto camp della giovinezza di Fallon (In Walks Barbarella), poetesse americane morte da tempo (Emily Dickinson) e dallo scrittore Cormac McCarthy e il suo Southern Gothic (la title-track). “So che la musica è fragorosa, e so che le voci hanno un piglio aggressivo”, ha detto quest’anno Fallon a «Classic Rock», “ma ho sempre cercato di far sì che i testi raccontassero delle storie”. Una volta preso in mano BOOK OF BAD DECISIONS, non potrete posarlo. È arrivato al n. 16 negli USA e al n. 13 in Inghilterra, un momento epocale per un gruppo che merita il successo, ed è anche il primo grande classico della loro carriera. La cosa migliore che abbiamo ascoltato quest’anno. HY
Killer track: Gimme The Keys

I 50 migliori dischi del 2018 sono su Classic Rock n.74, in edicola dal 27 dicembre e in digitale, disponibile qui.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like