Zombies… ma non si direbbe!

foto: Riccardo Iapucci

Concerto The Zombies – Bologna 27.10.18

La curiosità era molta per questo concerto visto che il gruppo si era sciolto alla fine degli anni ’60 lasciando un pugno di hit e un album, “Odessey & Oracle”, pubblicato nel 1967 e rivalutato nel tempo come primo esempio di beat progressivo. Solo qualche anno fa gli Zombies si erano ricostituiti pubblicando alcuni album di materiale nuovo, che avrebbe potuto essere un grande flop anche se i due leader storici Rod Argent e Colin Blunstone erano della partita.

E poi che dire del Teatro dell’Antoniano di Bologna che evoca altri suoni e suggestioni che non sono certo legate alla musica Rock. L’atmosfera è quasi di attesa religiosa: il pubblico, composto non solo da nostalgici 50/60enni ma anche da più giovani, non è numerosissimo ma comunque la platea è quasi al completo. Il palco è semplice con gli strumenti piazzati a semicerchio e un impianto di luci minimali, come dovevano essere i concerti all’epoca del successo del gruppo.

Si inizia con brani tratti dal disco del 2015 “Still Got That Hungry”, album di buona ispirazione che a tratti fa rivedere la classe e risentire le atmosfere care al gruppo. Vengono eseguiti quasi senza interruzione “Moving On”, un rock sostenuto con chitarre e tastiere in evidenza, “Edge of the Rainbow”, un canonico blues con venature soul e jazz, ed il rifacimento del loro successo “I Want You Back Again” che mostra come il tempo non ha minimamente alterato questa bella melodia in chiave beat/pop.

Il cantante Colin Blunstone ha perso quel suo modo sussurrato di cantare e anche se la sua voce risulta ancora molto bella, non è più chiara come una volta, ma il mestiere lo sorregge e nelle parti dove il tono si fa alto riesce a dimostrare tutto il suo valore. Eseguono “Tell Her No”, una delle loro hit più conosciute e dal sapore marcatamente sixties, per poi passare ad un estratto dal loro album “Odessey & Oracle” da cui vengono riprese “Care of Cell 44”, una canzone pop avvolgente con bellissime armonie vocali, ed “A Rose For Emily”, una intensa ballata per voce e tastiere in cui spiccano i due leader.

Con immenso piacere del pubblico, arriva poi il loro pezzo più complesso, “Time of The Season”, dove il germe del progressive si fa marcato e nel quale il bel gioco di batteria e le tastiere sono sempre in primo piano, insieme alle stupende armonie vocali che fanno tesoro dell’insegnamento di Beatles e Beach Boys, per un brano che è stato campionato perfino da Eminem nel 2013.

Dopo aver rotto il ghiaccio e scaldato il pubblico, il concerto prosegue con un siparietto in cui Argent racconta della sua amicizia con Blunstone che dura dagli inizi degli anni ’60, aggiungendo che è la prima volta che suonano in Italia. A sorpresa eseguono con passione un piccolo medley che contiene in sequenza “Having a Party” e “Bring It On Home To Me” di Sam Cooke, e che ottiene l’approvazione della platea.

Per il gran finale vengono proposti due brani in cui Argent può dare sfogo alla sua tecnica tastieristica legata ai suoi studi classici con rimandi al jazz. Quindi sfilano “Hold Your Head Up”, singolo di successo degli Zombies anni ’70, e “She’s Not There”, il loro 45 giri più bello e fortunato, risalente addirittura al 1964 e riproposto da decine di altre band. Qui il gruppo dimostra coesione e affiatamento riscuotendo un tripudio di applausi entusiatici dal pubblico.

Questo concerto dimostra che la buona musica, se suonata con tecnica, perizia e tanta passione, non ha scadenza ed è sempre appagante per chi la ascolta.

the zombies

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