Joe Jackson all’Auditorium della Conciliazione: live review

Joe Jackson, Live Review, Auditorium della Conciliazione, Stone Music

Joe Jackson – Auditorium della Conciliazione 19 marzo 2019

Sono le 20,30, parcheggio la macchina alle spalle di Via della Conciliazione e improvvisamente vedo uscire da una porta secondaria dell’Auditorium la sagoma di una marionetta con i capelli biondo platino: è Joe Jackson stretto in un cappotto scuro. Il nome Joe lo prenderà proprio dal pupazzo Joe 90 della serie televisiva in onda dal ’68-’69. Sono tentato di fermarlo ma poi penso sia meglio lasciarlo andare forse alla ricerca di un bar.

Entro in teatro oramai sono quasi le 21,20 e a questo punto penso che possa essersi perso per le strette vie di Borgo Pio. Improvvisamente la musica sfuma, calano le luci ed ecco entrare i tre musicisti che l’accompagnano, Teddy Kumpel alla chitarra, Doug Yowell alla batteria e Graham Maby al basso e poi il nostro sedersi dietro la sua doppia tastiera. Il Four Decade Tour, prima delle quattro date italiane, ha inizio spaziando con i suoi brani migliori: Look sharp! per gli anni 70, Night and day per gli 80, Laughter & Lust per i 90 e Rain per i Duemila.

Joe Jackson nel corso del suo show regala al pubblico un paio di cover come Rain dei Beatles, splendidamente arrangiata, e King of the World degli Steely Dan. La cavalcata sonora percorre quarant’anni del suo repertorio passando da Alchemy a Real men, da Stranger Than Fiction a Invisible man e poi c’è spazio per Wasted Time ed il rock reggae di Sunday Papers.

Si chiude questo bellissimo e coinvolgente concerto con la trascinante You Can’t Get What You Want dove Teddy Kumpel fa miracoli con la chitarra e conclude travolgendoci con il vortice rock Got The Time. Ma il momento topico del concerto che da solo vale il prezzo del biglietto è quando un roadie introduce sul palco la drum machine del 1969 utilizzata da Joe Jackson per registrare l’album Night and Day nel 1982. In segno di ammirazione e devozione i tre della band si inchinano ma come inizia il battito ritmico di quel reperto archeologico e del sintetizzatore per riprodurre fedelmente quel suono ecco partire Stepping Out.

Il pubblico è incollato alle poltrone estasiato e adesso si può tornare contenti a casa.

 

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