I migliori 100 dischi degli anni 60: Let It Bleed dei Rolling Stones

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BEGGARS BANQUET? È una bella lotta, ma alla fine LET IT BLEED ha la meglio!

Un breve estratto della storia di copertina di Classic Rock 77.

L’ottavo disco degli Stones segnò il canto del cigno di Brian Jones – qui presente solo come uno spettro, ad aggiungere le congas sullo psicodramma Midnight Rambler e l’autoharp sul debutto di Keith alla voce in You Got The Silver – e la prima apparizione del 19enne prodigio Mick Taylor, lascivo in Live With Me e teneroso in Country Honk con sopraffini tocchi di slide, e vede un gruppo all’apice della creatività, che spazia in mille direzioni.

Il ritornello di You Can't Always Get What You Want ti prende cuore, mente e anima

BLEED cattura perfettamente il mood del suo tempo, racchiuso tra il genio di Gimme Shelter (trasudante apprensione, con la voce di Merry Clayton che scatena uno scontro a fuoco vietnamita in ogni casa con uno stereo, evocando strade di città decadenti dove lo stupro e l’omicidio sono più vicini di quanto si creda), e la stanchezza di vivere esistenziale fin de siecle di You Can’t Always Get What You Want, il cui apice è un ritornello che ti prende cuore, mente e anima.

LET IT BLEED raffigurava gli Stones del 1969 come un gruppo che non aveva bisogno di aiuto per capire da che parte fischiava il vento, e li consacrò come i più grandi al mondo.

 

 

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