Il viaggiatore col sax: tre domande a Gianni Denitto

Il musicista piemontese è un ambasciatore della musica italiana nel mondo

Diplomato in clarinetto e grande jazzista, esperto di elettronica e di casa a Delhi così come in Senegal: sono tante le sfaccettature di Gianni Denitto, un musicista globale sia come musica sia come luoghi.

L’abbiamo intervistato.

Ci racconti il nuovo progetto T.U.N.?
Abbiamo registrato un disco che sta per uscire; il progetto è nato quando chiesi a Fabio Giachino (tra i migliori giovani pianisti jazz italiani, NdR) di provare a misurarsi su un “campo” elettronico,  lui ascolta anche la musica dance anni 90 e gli proposi di provare a trovare una sintesi tra pianismo jazz ed elettronica; è stato velocissimo, ha imparato a usare le tastiere e gli effetti in maniera intelligente in pochissimo tempo. Mattia Barieri è un altro musicista curioso, già con Flavio Boltro sperimenta con l’elettronica, e con noi usa una Nord Drum e ottiene così un mix di batteria acustica ed elettronica.

Io prendo parte del mio materiale in solo elaborato. L’unico problema del tutto è la gas, gear attitude syndrome, che ti viene quando compri robe e aggeggini elettronici compulsivamente e non ne puoi più fare a meno!

Quali sono i tuoi altri progetti?
I Kora Beat, un gruppo misto italiano/senegalese, con cui stiamo girando moltissimo: è uscito il disco a marzo e l’abbiamo presentato a Radio 3, adesso abbiamo molte date estive. Il mio solo Kala sta andando bene, è più agile, molto trasversale:  sarò a Torino, Palermo, rappresenterò la Fondazione Piemonte in Inghilterra, poi andrò alle Mauritius ad agosto.

Quando tornerai in Asia?
Ci sarebbe l’India pronta ad ottobre ma non so ancora perché forse sarò impegnato per tutto il 2020 con un pioniere del dub  (non dico il nome per scaramanzia!) che mi vuole con lui in un tour mondiale: incrociamo le dita!

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