I ragazzi di Marte: l’intervista ai Rockets

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Wonderland. Così si intitola l’ultimo album dei Rockets, band che dagli anni Settanta ad oggi non ha mai smesso di trasformarsi

Un membro, però, è rimasto il punto di riferimento e non è mai cambiato: Fabrice Quagliotti. È proprio lui che ci ha raccontato  l’evoluzione del gruppo dal primo album a “Wonderland”, uscito il 24 maggio 2019.

Un breve estratto dell’intervista di Viviana Mastropietro che uscirà su Classic Rock 80

Wonderland” è  il brano che dà il nome all’album e sancisce il ritorno in grande stile dei Rockets. Quali sono le nuove influenze e la direzione artistica verso quale sta andando la band?
Nessuna in realtà [ride]. Ho un po’ di anni e di conseguenza anche una certa cultura riguardante i tanti gruppi che hanno fatto la storia della musica. Quindi, volente o nolente, nel mio subconscio quando compongo un brano ho l’influenza di Bowie, dei Genesis e di tanti altri. 

Per me con Wonderland si chiude un cerchio

Voi Rockets siete stati, dagli anni Settanta agli anni Ottanta, un gruppo di grande “rottura”, innovazione e sperimentazione. Nella storia di tutti i grandi gruppi si oscilla tra periodi di assestamento a periodi di rivoluzione. In quale fase credi siano oggi i Rockets?
Diciamo che per questo album abbiamo voluto reintrodurre il primo logo dei Rockets per segnare un ritorno alle origini. Per me con Wonderland si chiude un cerchio. Nei primi album parlavamo della vita nello spazio, di una vita nel futuro: in quel momento era quello il tema importante. Il punto di vista oggi si è ribaltato, perché con Wonderland dichiariamo che il futuro è qui, sulla terra. Questo per noi è proprio un monito: “stiamo attenti a ciò che stiamo facendo”.

Secondo te come si è evoluto il mondo della musica dagli anni Settanta ad oggi? Ci sono band che consigli ai nostri lettori di seguire?
Si è evoluta con la tecnologia: la tecnologia ha fatto sì che chiunque, con un piccolo software, riesca a creare dei suoni. Il problema è che se non sei musicista e non hai idea di cosa voglia dire suonare, puoi creare tutti i suoni che vuoi, ma nella maggior parte dei brani si sentirà sempre lo stesso suono, la stessa cosa. Ci sono però delle persone che sanno utilizzare i suoni attuali, sanno modificarli e creare qualcosa di interessantissimo. Un gruppo che amo moltissimo, per esempio, sono gli Imagine Dragons: un gruppo di base rock, formato da musicisti veri che utilizzano l’elettronica. Ecco, loro potrebbero essere i nuovi Rockets! Nel nostro album c’è un brano leggermente ispirato al loro genere di percussione: “The One”.

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