Keith Richards: di quando accese una sigaretta al museo

Foto via: leitmovie.it
Il 26 ottobre del 1980 non è una buona giornata per Keith Richards. Finché si ritrova a fumare una sigaretta in una galleria d’arte…

Storie, retroscena e leggende metropolitane del rock

Il 26 ottobre del 1980 non è una buona giornata per firmare documenti presso il prestigioso studio legale Gordons’ and Sons a Trafalgar Square, perché la piazza, quel giorno, è il centro di una grande protesta di massa contro il riarmo nucleare e a Londra gli scontri tra manifestanti e polizia sono ormai diventati una triste consuetudine.

Ma Keith Richards non è un cliente qualunque e oggi deve firmare un contratto con uno sponsor che gli farà intascare 1 milione di sterline, per cui che si fotta il disarmo nucleare! La situazione, però, degenera e, seppure con in tasca un contratto milionario, Keith viene investito dal lancio continuo di uova, sassi e bottiglie e così viene letteralmente spinto dai suoi bodyguard all’interno della National Portrait Gallery in cerca di riparo. Le due guardie lo scortano dentro con la complicità di un poliziotto, mentre il suo agente, una volta entrato anche lui, inizia a usare senza tregua il telefono della biglietteria per avvisare l’autista e dargli nuove istruzioni. Quando gli comunicano che dovrà aspettare almeno un paio d’ore lì dentro, la sua reazione è furibonda.

L’orario di chiusura è passato da un pezzo, ma per uno degli Stones si possono fare eccezioni. Keith, così, incomincia ad aggirarsi da solo e senza alcun controllo per le sale del museo, passando dai ritratti dei reali britannici a quelli di navigatori e scienziati. Tutto molto bello, certo, ma la voglia di una sigaretta è più forte. Così, quasi rivivendo certe scappatelle scolastiche, si accende furtivamente la sua Camel e si apparta in una delle sale chiuse al pubblico per fumarsela in santa pace. È lì che si scontra, letteralmente, con Sir Francis Drake, pirata gentiluomo adorato da Elisabetta I e terrore di ogni nave spagnola del tempo. Il suo ritratto, infatti, è appoggiato temporaneamente a terra, su un tappeto di iuta, quello su cui Keith è appena inciampato, rischiando la tragedia. Un po’ per i riflessi da animale da palcoscenico di Keith, un po’ per la fortuna che lo segue da quando è nato, Drake esce anche da quest’incontro miracolosamente illeso.

Keith sta per tirare un sospiro di sollievo quando si sente battere la spalla con una certa energia. Paul Butcher, guardiano del museo da 25 anni ed ex soldato pluridecorato di Sua Maestà la Regina, non ha paura di nessuno e, ai suoi occhi, quel teppista quarantenne che si aggira senza permesso nelle sue sale non può farla franca.

Ehi tu!”, gli dice, “ma con chi credi di avere a che fare? Non sei mica a casa tua! Dammi quella sigaretta!”.

Quasi intimorito, Keith obbedisce e il vecchio Butcher sospira.

Protestate e basta, questo sapete fare. Ma ai miei tempi ci si doveva battere per difendere il Paese, altro che queste fesserie!”. Richards gli sorride e il vecchio guardiano s’intenerisce. “Dai, vieni con me”, gli dice Butcher, senza mai allentare la presa sul suo braccio. È così che Richards riceve una breve ed esaustiva lezione su Sir Francis Drake e  la peggiore tazza di tè dell’anno.

Dopo circa un’ora, la situazione in piazza si è calmata e la macchina di Richards può finalmente riavvicinarsi per riportarlo a casa. Agente e bodyguard gli fanno da scudo e si congedano con il responsabile del museo. Richards, però, si volta a cercare con lo sguardo Butcher, poi gli si avvicina e gli tende la mano. L’uomo gliela stringe con vigore: “Ragazzo mio, Drake si era ripulito, ma in fondo era rimasto lo stesso poco di buono di sempre. Lo si capisce guardandolo in faccia”.

Keith rimane perplesso. “E comunque”, continua il guardiano, “anche tu non scherzi mica. Chissà, magari sarai fortunato e, con quella faccia da pirata che ti ritrovi, ti faranno fare del cinema…”.

Testo di Cristiana Turchetti

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