L’intervista a David Crosby

Foto via: www.npr.org/sections/world-cafe/2017/01/13/509516813/david-crosby-on-world-cafe

David Crosby parla di politica e corruzione: l’intervista

Con Crosby, Stills & Nash al momento ancora in modalità pausa, David Crosby prova per l’ennesima volta a rinascere come solista. E i suoi tre dischi più recenti (CROZ del 2014, LIGHTHOUSE del 2016 e il nuovissimo SKY TRAILS) possono essere considerati tra i suoi migliori. Parlando dalla sua casa in California, Crosby ride di gusto quando osservo che ha conservato una voce talmente fascinosa che per le donne deve essere impossibile resistergli: “Devi mettere questo  titolo all’intervista. Ci conto!”.

Capitol, uno dei brani di SKY TRAILS, punta l’indice contro i politici di qualsiasi schieramento. Credi che la corruzione sia un elemento ineliminabile in chiunque provi a essere eletto?
In politica, la corruzione è endemica. Ci sono eccezioni, ovvio. La legge dei grandi numeri – quella che rispetto di più in assoluto – mi dice che ogni tanto c’è un politico onesto che cerca di servire chi lo ha eletto, ma la maggioranza è schifosamente corrotta. Sono dei bastardi. Oggi, gli USA sono uno Stato fallito. Siamo una barzelletta. Se venissi in Europa, dovrei farmi passare per canadese!

Cosa ne pensi dell’ascesa della destra sulla scia dell’elezione di Trump?
Fa paura, perché succede dappertutto. In Polonia, e hanno cercato anche di fare lo stesso in UK. Ci hanno provato in Francia con Hollande, senza successo. Si vede dappertutto ed è incoraggiato dal sorgere di un fanatismo di destra in questo Paese, appoggiato da quello stronzo che abbiamo per presidente. E se mi citi, non cambiare nemmeno una parola! 

Negli anni 60 era possibile cambiare le cose rapidamente. Le proteste civili ottennero grandi risultati, il movimento pacifista portò alla fine della guerra in Vietnam e si parlava dei problemi ambientali. Il futuro sembrava luminoso. Cos’è che è andato storto?
Il partito democratico ci ha traditi. Il partito repubblicano ha fatto cose inimmaginabili perfino per chi lo pensava capace di qualsiasi schifezza. Il problema è che negli Stati Uniti è sempre una questione di soldi. Le corporazioni spendono miliardi di dollari per comprare le elezioni, e controllano le persone che finanziano. Li chiamano e dicono: “Il bilancio trimestrale è in calo. Ci serve una bella guerra. Perché non mandate un po’ di gente in Afghanistan?”. Bene che va, gli Stati Uniti sono un gran casino.

Leggi l’intervista completa nel numero #60 di Classic Rock Italia! In edicola dal 27 ottobre.

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