Cinquantesimo anniversario di Beggars Banquet

È ormai passato mezzo secolo da quando le rockstar banchettavano con sua maestà il Diavolo. Beggars Banquet dei Rolling Stones arriva in edizione limitata.

La testimonianza più vivida di cosa fossero gli Stones in quella primavera del ’68 la fornisce il genio della Nouvelle Vague Jean-Luc Godard con il suo One plus one, un film-documentario stilisticamente e tematicamente confuso nel mescolare le riprese della band con immagini (anche oniriche) di protesta e violenza, che ha però il pregio di mostrare i cinque ragazzacci in studio a Londra alle prese con la registrazione di Simpathy For The Devil, fra le canzoni più potenti della storia del rock.

Traendo ispirazione da Il maestro e Margherita di Bulgakov, la canzone è una discesa agli inferi a ritmo di samba: Mick Jagger è Lucifero, perfetto nella parte di un “cattivo” privo di qualsiasi empatia umana che però possiede tratti talmente seducenti che nessuno può resistergli; al suo fianco Richards (anche al basso), Wyman alle maracas, Jones all’acustica, Hopkins al piano (grande protagonista dell’intero disco), Watts alla batteria e Dzidzornu alle conga e le fanciulle belle e perverse (Marianne Faithfull e Anita Pallenberg) che si uniscono al gruppo nel demoniaco coro che come un moderno rito dionisiaco invita a perdere ogni inibizione alla corte di Satana.

In quest’album-capolavoro – munito di una cover diventata iconica dopo la censura – Brian Jones lascia le sue ultime unghiate, ad esempio con la slide della crepuscolare ballata country No Expectations: le droghe e la paranoia lo avevano allontanato dalla band e l’avrebbero portato, di lì a un anno, a morire in circostanze misteriose.

Ma ai posteri resta BEGGARS BANQUET, che spegne 50 candeline con un’edizione limitata in vinile arricchita da un’intervista di Jagger del ’68 e dal 12” mono di Simpathy For The Devil, un ritorno per il gruppo alle radici della musica: il blues (la licenziosa Stray Cat Blues) e il country più rurale che verrà messo ancora più a fuoco nei dischi successivi (Factory Girl).

L’Europa bruciava, da Parigi a Praga, e gli Stati Uniti marciavano contro la guerra in Vietnam mentre i suoi leader democratici e pacifisti venivano assassinati (Bob Kennedy e Martin Luther King). Gli Stones non potevano restare sordi davanti a tutto questo fracasso, e nel modo che più gli era congeniale fustigavano l’establishment e registravano le violenze che stavano incendiando l’Occidente, ovvero con il riff d’acciaio di Street Fighting Man, in cui un Jagger mai più così rabbioso e politico si domanda beffardo: “Well, what can a poor boy do / Except to sing for a rock’n’roll band?”.

L’articolo a cura di Barbara Tomasino è su Classic Rock n. 73, in edicola e digitale, disponibile qui.

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