Andy Latimer e i nuovi Camel

CAMEL
foto: Stuart Wood

Grazie agli ultimi straordinari concerti i Camel stanno conquistando una nuova generazione di fan e ora si inizia addirittura a parlare di un ennesimo album in studio.

Abbiamo incontrato i componenti della nuova line-up per capire cosa rende questa nuova incarnazione così speciale…

Le recensioni sono state super positive, la risposta dei fan ancora di più… eppure sembra ancora un miracolo che i Camel siano riusciti a completare tutte le date che avevano in programma per il 2018. Dopo aver mandato in estasi i fan con la riproposizione integrale di THE SNOW GOOSE nel 2013, quest’anno è stata la volta di MOONMADNESS, che è stato eseguito integralmente dal vivo per la prima volta.

Sfortunatamente lo stato di salute di Andy Latimer è sempre molto precario. Oggi fortunatamente sta molto meglio, ma gli ultimi concerti si sono rivelati estremamente impegnativi vista anche la sua età (69 anni) e un’ernia che lo ha costretto a suonare seduto, fino a una polmonite che ha portato alla cancellazione di una data in Olanda. In ogni caso, a parte questa data, tutte le altre sono state portate a termine.

Colin Bass fa parte dei Camel dal 1979 ed è stato senza dubbio il collante che ha tenuto in piedi il gruppo nelle ultime tre decadi. Anche per lui i Camel non sono mai stati più in palla e si sta divertendo molto, sottolineando la capacità del suo vecchio amico di andare avanti anche attraverso le difficoltà più grandi. “Andy è un grande condottiero. Ci siamo dovuti mettere in quattro a convincerlo che in Olanda non era in grado di salire sul palco! Durante il soundcheck ha iniziato a sentirsi debole e non sentiva più le mani. Alla fine si è sdraiato al buio nel camerino. Siamo riusciti a fare in modo che si facesse visitare e gli è stato diagnosticato un inizio di polmonite. Se non avessimo insistito sarebbe salito ugualmente sul palco. Così abbiamo cancellato la data ma siamo riusciti a confermare gli ultimi tre concerti del tour. L’unica differenza è stata che Andy ha dovuto suonare seduto, ma è stato pazzesco come al solito! Secondo me stiamo suonando in maniera molto più energica rispetto al passato, e questo anche grazie al suo carattere”.

foto: Stuart Wood

Dietro i tamburi troviamo invece Denis Clement: pescato non si sa dove tramite un amico comune quando Latimer era rimasto senza batterista, suona con i Camel dal 2000. Anche Clement concorda con quanto appena detto da Colin Bass: durante il tour più recente è cresciuto anche l’entusiasmo del pubblico, grazie alla presenza di un buon numero di giovani che hanno abbassato l’età media e innalzato il livello di energia in sala. Le date in Turchia, in particolare, hanno regalato una grande euforia alla band e confermato che la musica dei Camel si sta propagando attraverso le nuove generazioni: una dinamica che in pochi avrebbero immaginato.

“Andy ci racconta sempre di come negli anni 70 ai concerti della band ci fossero quasi esclusivamente uomini. Ma negli ultimi anni le cose sono cambiate.

Ora ci sono sicuramente tanti ragazzi ma sono aumentate le ragazze che vengono a vederci. È fantastico” Denis Clement

Con il cinquantennale della band in arrivo, gli attuali componenti della band non smettono di sottolineare in ogni intervista quanto si stiano divertendo. Oltre a Latimer e alla sezione ritmica formata da Clement e Bass, ecco l’ultimo arrivato, il cantante e polistrumentista Peter Jones (meglio conosciuto come il leader della cult prog band inglese Tiger Moth Tales). E un po’ di energie fresche non possono che fare bene al progetto. “Il contributo di Peter Jones è stato molto importante. È la prima volta dopo tanto tempo che ci sentiamo una vera e propria band”.

Con i suoi 37 anni, Jones sembra realmente sorpreso che sia stato proprio lui il pezzo mancante per fare in modo che il puzzle dei nuovi Camel potesse funzionare. “È assolutamente gratificante e fonte di enorme soddisfazione per me, dato che si tratta di quello che da sempre volevo fare. Volevo essere parte di una band, suonare della musica di qualità davanti a un pubblico attento, il che è ciò che stiamo facendo attualmente. È fantastico uscire sul palco e suonare canzoni come The Snow Goose, Moonmadness o Mirage e avvertire tutta l’energia del pubblico, diventando parte di un qualcosa che esiste da oltre quarant’anni”.

L’articolo completo, a cura di Dom Lawson, è su PROG Italia n.21, in edicola e in digitale, disponibile qui.

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