In questo numero di Classic Rock #47, abbiamo deciso di intervistare per voi i Korn, in occasione del loro dodicesimo album con cui hanno deciso di chiudere l’esperienza delle sperimentazioni dubstep e riappropriarsi delle sonorità che li hanno portato ai vertici.
“THE SERENITY OF SUFFERING”, è l’album che i fan più datati volevano ascoltare da tempo e rappresenta un ritorno alle origini, ma allo stesso tempo è ricco di sorprese, miscelando un numero incredibile di influenze e stili diversi. Per creare questo album, che li riporta ad essere una band guitar oriented, i Korn si sono riuniti in studio con Head e hanno buttato giù delle idee utilizzando chitarre a otto corde, per poi rendersi conto che il risultato era lontano da ciò che stavano cercando, e non in linea con ciò con cui la band si identificava. Dopo due mesi di sperimentazioni si sono trovati con un enorme quantità di materiale e l’esigenza di un produttore che valutasse il lavoro da un punto di vista esterno e li aiutasse ad organizzarlo.
Parlando con James: I Korn hanno progredito di album in album. Non vi siete mai fermati e questa è una delle ragioni per cui siete ancora ai massimi livelli dopo tutti questi anni. Quanto è difficile iniziare un nuovo processo di scrittura ogni volta? “Parecchio, ma ci piace sentirci creativi. Il nostro songwriting è rimasto moderno e attuale nonostante numerosi cambiamenti. Ascoltando il nuovo album, ritengo che sia in bilico tra ISSUES e UNTOUCHABLES, anche se non è stata una scelta pianificata.”
Il ritorno di Brian “Head” Welch inoltre ha fatto un enorme differenza, racconta il chitarrista James Munky Shuffer, perché ha reso il lavoro meno stressante e più divertente: “Non devo suonare due parti di chitarra e posso concentrarmi su altri aspetti della performance. Siamo amici da quando abbiamo quattordici anni e ha sempre rappresentato una grande fonte di ispirazione per me. Io sono bravo con le parti ritmiche e con le progressioni di accordi, ma lui possiede un grande talento melodico innato. Il nostro rapporto è più forte adesso. Negli anni 90 pensavamo solo a divertirci e facevamo quello che diceva il management. Ora abbiamo delle famiglie, eppure scherziamo ancora come allora”.
Due pagine di approfondimento e una recensione dell’album “THE SERENITY OF SUFFERING” a pagina 104. Leggi tutto questo sull’ultimo numero di Classic Rock #47, in edicola dal 27 settembre.
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