Quattro chiacchiere con… CHARLIE STARR (Blackberry Smoke)

charlie starr
foto: John McMurtrie
Leggi la nostra intervista a CHARLIE STARR, dei Blackberry Smoke…

Le risse, i dischi di Captain Beefheart, i Lynyrd Skynyrd. E ha pure il coraggio di domandarsi come mai “tutto quello che mi piace mi fa male”. Bel tipo, il frontman dei Blackberry Smoke...

In Charlie Starr c’è molto di più del suo legame con i Lynyrd Skynyrd, il suo “chitarrismo” spettacolare e quella sua voce, una delle più gloriosamente southern dal 1977 in poi. Fin dalla sua infanzia a Lanett in Alabama, il cantante/chitarrista nato col nome di Charlie Gray ha assorbito una vibrante moltitudine di suoni, compresi bluegrass, metal, rock’n’roll, punk e gospel. Indizi di questa varietà d’influenze si possono cogliere in FIND A LIGHT, il sesto disco del suo gruppo, i Blackberry Smoke, per il quale Starr ha scritto alcuni dei brani più intensi ed emozionanti della sua carriera. “A un certo punto ti stufi di scrivere sempre e solo canzoni su feste, fica e alcool”, ci dice, “e ti viene voglia di essere un po’ più profondo”. Starr ha smesso di bere in favore di caffè e nicotina 11 anni fa, ha due figli e vive ad Atlanta con sua moglie, un camper vintage e una rispettabile collezione di chitarre.

FIND A LIGHT riesce a esprimere emozioni complesse, spesso dal sapore agrodolce. Quanto riflette le tue esperienze personali?

A volte scrivi partendo dalla tua esperienza, altre inventi una storia. O magari, cerchi di immaginare i sentimenti di qualcun altro. Cercare di essere un poco più profondo è una cosa che ora apprezzo più di prima... Credo si possa dire che Flesh And Bone parla del fatto che invecchiamo e di botto capisci che “Cristo!, tutto quello che mi piace mi fa male”. È uno scherzo crudele del destino. “Ma perché non posso mangiarlo, berlo, o spararmelo nel naso?”. Capisci? Tutto quello che ti piace, all’improvviso, scopri che è dannoso. Ma credo sia quasi inevitabile, andando avanti con gli anni.

E se ripensi ai tuoi tempi di bisboccia, qual era il tuo veleno preferito?

Tutti quanti. Non saprei dire da cosa cercassi di fuggire. Non ho alle spalle una storia lacrimosa da usare come alibi. Semplicemente, mi piaceva. Mi piaceva davvero essere strafatto. Ma ero anche uno stronzetto e rompevo il cazzo a tutti, e stavo sempre a scusarmi – o anche no. Poi un giorno mi sono svegliato e mi sono detto: “Basta. Non ce la faccio più: ho 30 anni e me ne sento addosso 50”. E a quel punto, hanno iniziato a succedere cose belle. Anni fa dissi a mia moglie: “Quando diventerò vecchio, troppo vecchio per cacciarmi nei guai, allora magari ci berremo assieme un bicchiere di bourbon”. Ma fino ad allora mi comporterò bene.

Dai l’idea di essere stato uno tosto. Quand’è stata l’ultima volta che ti sei ritrovato in una rissa?

Be’, l’ultima volta che ho litigato in un bar è stato nel 2001 o nel 2002, e hanno dovuto portarmi in ospedale per mettermi dei punti. Fu una cosa brutta. C’era questo buco in Georgia e dovevamo esibirci per un paio di serate. Quattro set a sera. Eravamo uno dei tanti gruppi da bar che si smazzano la gavetta. Quella fu una rissa cattiva. La prima sera, non so come, ci fu un qui pro quo e Brit [Turner, batteria] saltò addosso a questo tipo che ci stava provando con la sua ragazza al bar – ragazza che ora è sua moglie.

E com’è finita?

La prima sera bene – il tipo fu sbattuto fuori. La sera dopo tornò con cinque o sei amici e ci saltarono addosso. A quel punto, la gente se ne andò di corsa mentre ce le davamo di santa ragione, e il proprietario del locale ci licenziò. Ci scrissi sopra una canzone per THE WHIPPOORWILL, Sleeping Dogs. La cosa buffa quando scrivi canzoni e ti concedi certe licenze poetiche è che puoi scrivere che la rissa l’hai vinta tu... Ma quella volta ci andò male. Fummo fortunati che nessuno ci restò secco.

C’è qualcosa nella tua collezione di dischi che potrebbe lasciare tutti a bocca aperta?

Adoro i Beach Boys. È stata mia madre. Sai, per me quell’armonia musicalmente è molto importante, non importa che siano i Beach Boys, il bluegrass o le armonie gospel. E poi adoro Captain Beefheart: è diverso da tutto il resto. TROUT MASK REPLICA è un disco assolutamente d’avanguardia, anche se molti pensano sia solo rumore. E in effetti un po’ lo è. E non a tutti piace.

Negli anni 80, Richard [bassista dei Blackberry Smoke, ndr] e Brit [batterista, ndr] Turner hanno suonato in un gruppo metal, Nihilist. Anche tu sei passato per la fase “heavy”?

Da ragazzo ero molto preso dal mondo metal. Metallica, Megadeth, Slayer, amo ancora questo tipo di musica. E ho passato anche una fase punk, con i Replacements. I loro primi brani erano molto grezzi, molto “garage”. E anche i Bad Brains, i Minor Threat e tutta la scena hardcore di Washington DC. Non molto tempo fa ho trovato il primo disco dei Bad Brains – una copia in vinile – sono tornato a casa e l’ho messo. Era mattina presto e la reazione di mia moglie è stata: “Che cazzo stai facendo?”.

Provieni da un posto dove la Bibbia ha molta importanza. Come ti poni riguardo la religione?

Credo in Dio. Ma il modo in cui descrivi Dio cambia da persona a persona, ed è quando aggiungi al tutto l’elemento umano – le religioni organizzate – che le cose si incasinano. Non esiste una chiesa che mi convinca al cento per cento.

Nel corso dell’anno, i Blackberry Smoke suoneranno assieme ai Lynyrd Skynyrd. Dovrebbero essere i loro ultimi concerti prima del ritiro dai tour.

Questa cosa della fine dei tour degli Skynyrd un po’ è triste. Ma l’ultimo membro originale rimasto nel gruppo è Gary Rossington, e credo sia stanco di stare “on the road”. Ha avuto un sacco di problemi di salute. Sarà un momento molto triste, sia per i fan che per il gruppo.

Sarà un evento da ricordare: gli Skynyrd che suonano Sweet Home Alabama in Alabama per l’ultima volta.

Sì, sarà forte. Laggiù quella canzone la suona-no quando ci sono eventi sportivi importanti ed è incredibile. Negli Usa, e soprattutto al Sud, il college football è molto popolare. L’Università dell’Alabama ha vinto di nuovo, è campione nazionale e il suo stadio contiene circa 105 mila spettatori. E sentire questa folla cantare tutta assieme Sweet Home Alabama è una cosa che ti lascia senza parole.

Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti, o sulle pagine Instagram e Facebook!

Rimani sempre sul pezzo, leggi Classic RockProg e Vinile, abbonati online o acquista la tua copia nelle migliori cartolibrerie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like