E’ il momento di Led Zeppelin III

L’album più frainteso della storia

Siamo nel 1969, i Led Zeppelin nell’arco di 12 mesi hanno chiuso 150 spettacoli, registrato due album fra i più venduti e fatto cinque tour negli Stati Uniti: si sono affermati come una delle maggiori rock band del momento. Nell’inverno del ’68 sarebbero già stati fortunati ad avere un compenso di £ 883 per una serata; nel 1970 o giu di li, per una serata potevano chiedere anche numeri a sei cifre. La stampa locale non era particolarmente gentile con loro, la loro musica rock, drammatica e sessualmente esplicita era irresistibile per le nuove generazioni e i ragazzi in cerca di qualcosa di nuovo, erano entusiasti che non fossero “I soliti vecchi Beatles o gli Stones”. Ma dopo due anni di tour non-stop e registrazioni, la band era pronta a prendersi una pausa.

E’ stata un idea del cantante Robert Plant quella di andare sulle Cambrian Mountains del Galles: il ventiduenne ricordava un cottage del diciottesimo secolo chiamato Bron-Yr-Aur, visitato durante le sua gioventù, e sentiva sarebbe stato un posto stupendo per scappare temporaneamente dalla vita frenetica in città e vivere un periodo in comunità con la natura. Il piano fu esteso al suo co-autore, chitarrista  Jimmy Page, e in primavera i due uomini, con le loro donne e gli strumenti si ritirarono in questo angolo bucolico per ricaricare le batterie. Quale posto migliore di un luogo senza elettricità, con candele al posto della luce corrente e l’acqua di un ruscello? L’idea non era di andare in Galles per scrivere, il piano originale era quello di andare lì per rilassarsi e apprezzare la campagna. L’unica canzone veramente conclusa lì fu “That’s The Way”, ma essere li ha stabilito uno standard di quello che sarebbe stato poi il tono per Led Zeppelin III.

Anche se potrebbe non essere stato concepito come un viaggio di scrittura, il soggiorno nelle montagne del Galles è ritenuto importante e abbastanza influente sull’esito dell’album.  Il terzo album dei Led Zeppelin è stato registrato presso gli Olympic Studios: il risultato fu che c’erano dei brani di qualità di molto superiore ai primi due album.

Sei delle dieci tracce del terzo album furono costruite attorno alle note dolci-amare delle armonie della chitarra acustica di Page.  Per sottolineare il carattere acustico dell’album, gli Zeppelin cambiarono anche il loro aspetto, facendosi crescere la barba e i capelli e indossando abiti che li rendevano molto più simili ad agricoltori hippie piuttosto che Dei del sesso cui il pubblico era abituato. I fan erano confusi e così anche la critica, ma la band sembrava aver trovato il proprio spazio.

Era così difficile vedere quanto fosse strano per le persone capire cose diavolo stavamo facendo” ha raccontato Page nel 2012 “La critica, specialmente, non riusciva a rapportarsi a questo nostro nuovo stile. I Led Zeppelin stavano crescendo. Mentre molti dei nostri contemporanei si stavano chiudendo nella loro prospettiva, noi eravamo in espansione. Stavo maturando come compositore e musicista e c’erano così tanti tipi di musica che trovavo stimolanti, con questi gruppi meravigliosi ho avuto veramente l’opportunità di essere avventuroso.” Tutta la band stava cambiando, l’album stava diventando una combinazione di strumenti e visioni sfaccettate.

Dopo la pubblicazione dell’album la critica divenne feroce, accusando la band che si stava concentrando solamente su una produzione acustica e “patetica”. Page continuava a leggere le recensioni, ma i giudizi si fecero così apri che il chitarrista smise di rilasciare interviste per i 18 mesi successivi all’uscita dell’album. La verità è che il terzo album non sarebbe dovuto essere una novità per nessuno dei fan che seguivano costantemente la band. I semi di cambiamento radicale erano stati piantati anni prima, e i fedelissimi li avrebbero già dovuti avvertire da tempo. Page aveva faticato molto e come una spugna del rock aveva assorbito tutte le influenze degli anni ’60: dal blues al folk per chitarra di alcuni suoi contemporanei, fino a George Harrison dei Beatles. Aveva già iniziato ad applicare quei sapori esotici del rock’n’roll durante il suo breve periodo con gli Yardbirds, e sviluppato queste idee più con gli Zeppelin, in brani come “Black Mountain Side“,e “Babe, I’m Gonna Leave You”.

Molti pensavano che Led Zeppelin III fosse un suicidio commerciale: a posteriori si è rivelata una mossa brillante. Gli ha permesso di allontanarsi da stereotipi del rock e allo stesso tempo fare un grosso salto in avanti, era un riassunto veramente audace di folk, rock e del mondo della musica, e li aveva condotti direttamente allo “stile dei Led Zeppelin”.

Page stava per spiccare il volo, le sessioni per Zeppelin III avevano dato anche a Robert Plant l’opportunità di crescere come cantautore, scrivendo i suoi primi veri grandi pezzi. Erano audaci, ma non così folli da abbandonare completamente l’hard rock, l’album ha alcuni momento di tranquillità ma altrettanti più eccitanti, è stato fondamentale per la dignità di tutti i componenti della band.  “Immigrant Song” è una dei pezzi più pesanti dell’intero catalogo del gruppo.

L’ispirazione lirica è arrivata quando gli Zeppelin, prendendo una pausa dalle registrazioni in studio, andarono in Islanda per svolgere uno spettacolo il 22 giugno, come parte di uno scambio culturale organizzato dal governo britannico. Il loro concerto migliore in tre mesi. Proprio come le montagne del Galles avevano ispirato Page all’inizio dell’anno, la sua immaginazione ricominciò a scatenarsi mentre contemplava le giornate senza fine dell’Islanda.

E’ stato uno di quei momenti in cui vai a letto la sera, ma non riesci a dormire a causa della luce del giorno, giornate di 24 ore. C’era una tonalità stupefacente nel cielo, ed è stata una di quelle cose che mi hanno portato a pensare ai Vichinghi e alle grandi navi.” Ha detto il cantante. Meno di una settimana dopo la band è tornata in Inghilterra per il Bath Festival del Blues e della Progressive Music, e, la canzone Immigrant Song, che parlava proprio dei vichinghi della sua visione, aveva avuto un tale impatto sugli Zeppelin che decisero di utilizzarla per aprire lo show, suonandola per la prima volta in un live.

Fu un bagno di folla, con 150mila fan in estasi. Gli Zeppelin suonarono per oltre tre ore in uno stile puro, con influenze blues e rock ‘n’ roll. Jimmy Page urlò all’attacco della chitarra, John Paul Jones al basso e John Bonham esplose la batteria in un assolo eccezionale. La folla chiese un bis, poi un altro, e un altro ancora, erano impazziti. Cinque bis. Il Bath Festival fu magico. Il concerto segnò una nuova era nell’evoluzione degli Zeppelin, Jimmy Page scambiò la sua Gibson Les Paul con una chitarra acustica Martin e John Paul Jones comprò un mandolino. Per la la prima volta i Led Zeppelin suonarono acusticamente nel Regno Unito.

La cosa più surreale di Led Zeppelin III è che, dopo tutti questi anni, potrebbe finalmente aver trovato il suo tempo, forse non sarà mai il loro album di punta, ma potrebbe essere il loro album più contemporaneo. Pensateci: dei tizi con la barba che riproducono una musica folk tagliente e prendono in prestito tratti dell’heavy metal, suonando in modo molto moderno un genere vicino all’indie rock. Non c’è da meravigliarsi dunque che l’album  abbia venduto tre volte più copie negli ultimi due decenni di quanto abbia fatto nei primi vent’anni della sua esistenza.

Questo era quello di cui Page parlava quando disse: “Sapevamo quello che stavamo facendo, era una scelta molto innovativa. Come se ci fossimo fatti strada nella giungla tagliando con un machete,  scoprendo un tempo di secoli.” Quattro decenni più tardi, in effetti, sembra che questo tempio degli Zeppelin III, sia diventato parecchio affollato. Per quanto riguarda le recensioni negative, Page si è ammorbidito nel corso degli anni: col senno di poi divenne chiaro che III fu frainteso. La diversità e l’ampiezza dell’impresa che stavano portando avanti fu trascurata e sottovalutata in quel momento, perchè i tempi erano troppo acerbi.

In ultima analisi, dopo il rilascio dell’album in ottobre, le acque si calmarono. Gli Zeppelin continuarono sulla loro strada come avevano sempre fatto, e subito dopo cominciarono a scrivere e lavorare per quello che sarebbe diventato il loro più grande successo di sempre: Led Zeppelin IV. Con la stessa chitarra acustica utilizzata per il tanto criticato III.

Fonte: http://teamrock.com

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