Com’è cominciata l’avventura degli Iron Maiden? Con la fine dell’era Paul Di’Anno?
Nell’estate nel 1981, gli Iron Maiden presero la decisione di licenziare il cantante Paul Di’Anno. Fu una mossa audace perché lo sfacciato e arrogante ventitreenne londinese era un eroe per i metallari. La sua figura, così carismatica, scatenò un certo seguito di fanatici fra i fan della band, ufficialmente alla ribalta del New Wave of British Metal.
La sua espulsione dal gruppo segnò la fine di un’epoca e per questo i sostenitori di lunga data dei Maiden accolsero con una certa diffidenza la novità. Nell’aria una genuina preoccupazione, per cui non essendo riusciti a raggiungere la Top 10 con i brani del primo album, i Maiden si sarebbero potuti reinventare, anche dal punto di vista stilistico, con qualunque cosa fosse più in sintonia con il mercato americano del rock. Insomma, verso una carriera più redditizia.

Il nuovo cantante degli Iron Maiden era un ventitreenne che nulla aveva a che vedere con Di’Anno: Bruce Dickinson
Nel dicembre del 1981, la rivista Kerrang! pubblicò il suo primo sondaggio ai lettori. Gli Iron Maiden non erano stati menzionati nella categoria Best Band, un vero affronto, che non sfuggì al bassista Steve Harris. Per quanto Harris avrebbe voluto dire la sua, in quel momento c’erano altre gatte da pelare: la band si era ritrovata con l’acqua alla gola, in uno studio dell’East London e un nuovo cantante a malapena ventitreenne, Bruce Dickinson. Per quanto la pressione divenne opprimente, i Maiden riuscirono miracolosamente a resistere sopravvivendo anche all’addio dell’iconico Di’Anno.
Appena quattro mesi dopo, uscì The Number Of The Beast, un record che non solo ridefinì i parametri della loro carriera, ma diventò anche il punto di riferimento per ogni album heavy metal che avrebbe visto la luce nei trent’anni successivi.
Steve Harris: “Sapevamo che cambiare il nostro cantante sarebbe stato un grosso problema, ma sapevamo anche che non saremmo riusciti a portare avanti Paul. La prima volta che è stato coinvolto nella band, parlando con Rod (manager) mi chiese se sarebbero potuti insorgere eventuali problemi in futuro, che lui avrebbe dovuto conoscere. E io dissi: ‘Devo essere onesto. Potrebbe esserci dei problemi con Paul, perché a volte il suo atteggiamento è un po’ strano’”.
Rod Smallwood: “Paul ha iniziato ad entrare un po’ nell’ottica della vita da rock star. Ed io ero tipo, ‘beh faresti meglio a controllarti perché ti sto tenendo d’occhio‘. Sapevo che l’unica cosa che avrebbe potuto fottere gli Iron Maiden sarebbero stati proprio loro stessi. Ma Paul si sentiva così oltre il top. Ha iniziato ad avere problemi vocali, fumava come una ciminiera, beveva brandy, era fatto di coca e mancava ai concerti.”.
Paul Di’Anno: “Quando sei strafatto di droga e alcol ti trasformi. Mi sono sentito sollevato quando ho suonato all’ultimo concerto.”.

Quando i Maiden misero ufficialmente alla porta Paul Di’Anno…
L’ultimo concerto degli Iron Maiden con Di’Anno si svolse all’Odd Fellows Mansion di Copenaghen, in Danimarca, il 10 settembre del 1981. La ricerca di un nuovo cantante, in realtà, era iniziata molto prima dell’espulsione ufficiale di Di’Anno dal gruppo, Steve Harris aveva già compiuto parecchie ricerche nelle settimane precedenti.
Bruce Dickinson: “Sapevo che i Maiden avrebbero avuto un grande futuro. Li vidi in un locale a Londra, oggi chiamato Koko, ed ebbi la pelle d’oca nell’ascoltarli. Ebbi la stessa sensazione di un bambino ad un concerto dei Deep Purple. Guardavo Paul e pensai che avrei voluto prendere il suo posto.”
Ron Smallwood: “Non avevo mai nemmeno incontrato Bruce. Pensai che ‘Bruce Bruce’ fosse un nome stupido e pensai alla cosa bianca che era solito indossare sul palco, era pacchiana.”
Bruce venne presentato ufficialmente come nuovo frontman degli Iron Maiden in scena al Palasport di Bologna, il 26 ottobre del 1981. A seguito di un debutto nel Regno Unito, il mese successivo, la band iniziò a scrivere il suo terzo album. Prenotarono i Battery Studios nel nord-ovest di Londra nel mese di dicembre, il tempo iniziava a stringere.
Steve Harris: “C’era un sacco di pressione. Non solo avevamo un nuovo cantante, non avevamo nemmeno materiale. Il primo album è stato come un ‘best of’ delle canzoni che avevamo suonato durante i primi quattro anni della band. Il secondo album era pieno di roba precoce, a parte, forse, quattro canzoni. Quando siamo arrivati al terzo album, invece, non avevamo niente. Abbiamo dovuto iniziare a scrivere da zero, e la pressione di certo non contribuiva.”
Il primo teaser per il terzo album degli Iron Maiden, Run To The Hills, stava galoppando: venne rilasciato il 2 febbraio del 1982 ed entrò nella classifica inglese dei Top 10 singoli, furono considerati una novità da parte dei media. Vennero mandati in onda anche su Top Of The Pops e vari show televisivi, cose che contribuirono ad elevare considerevolmente il profilo della band. Il 29 marzo, al rilascio dell’album The Number Of The Beast, si piazzò al primo posto nella classifica del Regno Unito.
Bruce Dickinson: “Eravamo in tour a Winterthur, in Svizzera, quando ci arrivò la notizia dell’album. Un telegramma, la domenica mattina: “Il vostro album è il numero uno!”, in quel momento stavamo spingendo un pullman da 30 posti perché il conducente aveva lasciato che la batteria si scaricasse”. Fu incredibile, sapevano che il loro album stava andando forte, ma entrare nella Top 10 dei singoli e poi ritrovarsi al primo posto con un album, fu qualcosa di folle.
Il The Beast On The Road Tour e gli Iron Maiden fronteggiati da Bruce Dickinson…
Il Beast On The Road Tour prese il via il 25 febbraio dell’82: durò 10 mesi, con 182 spettacoli. Fu proprio durante quei mesi che le prime tensioni fra il cantante e Hairris iniziarono a venire a galla. Il colto e (a quanto pare) chiacchierone nuovo frontman della band iniziava a dare sui nervi di Steve. Alla fine dei primi trenta giorni di viaggio, Bruce si sarebbe voluto licenziare.
Steve: “In un primo momento, credevo me lo stessi immaginando. Ma c’erano delle notti sul palco, durante la prima parte del tour, in cui Bruce mi spintonava. A volte lo faceva solo per divertimento, altre volte oserei dire che andava un po’ oltre.”
Bruce: “Avevo fondamentalmente una band molto passiva, ad eccezione di Steve, che era sul palco, proprio al centro. Pensai che non mi piaceva, era sbagliato, quello era il posto del cantante. Quindi la prima cosa che ho fatto, è stato spostare i miei piccoli monitor là in mezzo.”
Steve: “Era una questione di ego. Mi chiedo se abbia avuto ragione nei confronti della band. Non so se lui si sentisse sradicato dal suo territorio o qualsiasi altra cosa, ma non era necessario.”
Bruce: “Eravamo giovani, e siamo stati tutti catapultati in questa enorme tempesta di successo di merda e ognuno l’ha affrontata a modo suo. In un certo senso è difficile far parte di una band di successo.”
L’11 maggio del 1982 i Maiden partirono con il The Beast On Tour in America, con oltre 100 spettacoli programmati che avrebbero portato avanti sino ad ottobre. Alla fine di quei mesi, erano la band metal più ricercata e famosa del pianeta. L’esperienza di questo primo tour, soprattutto per Bruce, fu incredibile, come prendere una droga potentissima ogni notte: immaginate un gruppo di ventiquattrenni lasciati liberi per l’America, nel periodo antecedente l’Aids, con una fornitura infinita di bevande alcoliche e giovani ragazze ben disposte.
Trent’anni dopo l’uscita dell’album, The Number Of The Beast rimane la più duratura affermazione dei Maiden, è il record che li ha trasformati da giovane band inglese ad eccitante preoccupazione globale.