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Le 10 canzoni dei Pink Floyd meno apprezzate!

Le 10 canzoni dei Pink Floyd più sottovalutate

Il successo senza precedenti di Dark Side Of The Moon, ha trasformato i Pink Floyd in una delle più grandi band degli anni ’70 e oltre. Ma se ci allontaniamo dalle canzoni più famose, troveremo un altro lato dei Pink, disposto ad esplorare e sperimentare con la forma e il contenuto, una volta accantonate le preoccupazioni principali. Eccovi una classifica dei loro 10 classici degni di nota che tutti noi dovremmo rivalutare.

10. Crumbling Land (1970)

Il brano si avvicina ad un genere emergente, come qualcosa di vicino ad un gruppo pop della West Coast, uno stile country potrebbe non essere tipico del territorio dei Pink, ma sono riusciti a sperimentare e farne una loro versione briosa.

9. Sorrow (1987)

Questo pezzo, composto quasi esclusivamente dal solo Gilmour, con il suo suono di chitarra così cavernoso, presumibilmente registrato in una sola volta, scava a lungo e in profondità l’anima di chi lo ascolta. Si classifica fra le vette più alte raggiunte nell’era post-Roger Waters.

8. Summer ’68 (1970)

Rick Wright scrisse questo pezzo, ma non ricevette poi molti complimenti, e comunque non era fra quelli di cui andava più fiero.

7. See Emily Play (1967)

Il secondo singolo dei Pink Floyd non è sconosciuto, ma si merita più amore di quanto non abbia avuto. La rottura strumentale è un brillante esempio di come inculcare l’avanguardia all’interno di un singolo successo.

6. The Final Cut (1983)

La meditazione di Roger Waters sulla vita e sulla morte contiene molti pezzi forti, in particolare il titolo del brano, che poi da il titolo al dodicesimo album della band. Il testo è ineguagliabile, ma la musica potrebbe vivere di vita propria e in The Final Cut, Gilmuor non si smentisce, anzi, arricchisce questo canto del cigno.

5. A Pillow Of Winds (1971)

I momenti più dolci dei Pink sono tutti trascurati, e così anche A Pillow Of Winds, che ha avuto la sfortuna di essere oscurato da altri brani dello stesso anno, come One Of These Days oppure Echoes. L’apparente idillio della chitarra e la luminosità dell’organo mascherano una lirica oscura: la leggerezza e la felicità sono solamente una suggestione causata da un primo sguardo affrettato.

4. Cymbaline (1969)

Roger Waters si sarebbe volute alienare dalla logica di The Wall, ma ha esplorato l’angoscia esistenziale proveniente da Cymbaline, colonna sonora del film More. I Pink, anche in questa fase iniziale, stavano iniziando a sentire la tensione.

3. Main Theme (1969)

Con la sua apertura onirica, I Pink mettono in mostra la loro preoce padronanza sugli stati d’animo per questo pezzo, utilizzato nella colonna sonora di More.

2. Childhood’s End (1972)

Un breve schizzo che ben rappresenta le aspirazioni epiche da Obscured By Clouds. L’intro a dir poco magistrale di Wright prefigura Wish You Where Here, anche se le linee d’organo un po’ soul ricordano i tempi di Dark Side Of The Moon.

1. The Narrow Way 1-3 (1969)

Nonostante tutti i suoi difetti e le parti in studio del quarto album dei Pink, Ummagumma, ci sono alcune gemme decisamente trascurate, non ultimo questo lungo assolo di Gilmour che a volte faceva parte delle sue performance dal vivo, The Journey. La chitarra scivola languidamente per poi precipitarsi in caduta libera, anche se la canzone finale, quando emerge, è un classico signorile e raffinato appena sfornato.

Fonte: https://teamrock.com

 

Redazione

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Tags: pink floyd

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