Sono trascorsi già tre anni dal 27 ottobre 2013, quando perse la vita Lou Reed. Storico leader dei Velvet Underground, morto all’età di 71 anni a causa di complicazioni al fegato, per cui aveva subito un trapianto pochi mesi prima.
Reed, a modo suo, era un poeta: raccontava storie di vita, personale, intima, una poetica senza limiti e senza peli sulla lingua, pronto a toccare qualsiasi argomento, anche i più delicati o difficili. Storie di follia urbana per mostrare l’altra faccia dell’America, della droga e del sesso. Il suo punto di vista e il suo contributo nel mondo nel rock sono stati unici.
L’artista newyorkese, entra ufficialmente a far parte dei grandi del rock nel ’64, con la fondazione della band dei Velvet Underground, una carriera breve ma intensa, conclusa del ’73. Dopo questa data inizierà una carriera da solista indimenticabile, continuando a sperimentare nuove forme musicali, al limite fra musica, poesia e arte.
“Me ne frega solo della musica, mi interessa solo quello. Ho sempre creduto di avere qualcosa di importante da dire e l’ho detto. E’ per questo che sono sopravvissuto, perché ancora credo di avere qualcosa da dire. Il mio Dio è il rock’n’roll.” – Lou Reed
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