Rock, fusion e jazz in Indonesia? Certo che sì! La scena musicale del lontano Paese asiatico è piuttosto attiva, ha anche un nutrito gruppo di band che hanno animato il sottobosco progressivo: Abbhama, Guruh, Badai, God Bless e Harry Roesli.
Il chitarrista Dewa Budjana ne è una delle figure di spicco da oltre 30 anni, riuscendo – con la sua band, Gigi, e da solista – a ritagliarsi un posto a livello internazionale, grazie al quale può oggi vantare collaborazioni con il “gotha” del rock e della fusion internazionale. Ha pubblicato 11 album, alcuni davvero notevoli come ZENTUARY (2016) e HASTA KARMA (2015).
E un sopraffino musicista, capace di rielaborare in chiave originale e con grande stile l’eredità jazz- rock dei 70. MAHANDINI è uscito qualche mese fa per la Moonjune Records, fondata da Leonardo Pavkovic nel 2001, e prosegue nell’azzeccato filone delle collaborazioni illustri: Marco Minnemann, Jordan Rudess, Mohini Dey, Mike Stern e John Frusciante, assente dalle scene musicali da qualche anno e che fa capolino in due brani.
Come hai iniziato a suonare la chitarra?
Ho iniziato a 11 anni quando vivevo nella mia città natale (Klungkung, nell’isola di Bali). Ho poi proseguito quando mi sono trasferito a Surabaja, nell’isola di Java, la seconda città indonesiana dove ho frequentato dapprima il liceo, durante il quale mi sono avvicinato alla musica prendendo lezioni di chitarra classica e apprendendo i primi rudimenti di lettura della musica.
A Surabaya ho suonato per la prima volta con un gruppo, quello della scuola, e per la prima volta ho suonato una chitarra elettrica. Più tardi mi sono spostato a Jacarta, la capitale, dove ho suonato con la mia prima band – Squirrel – che è stato anche l’inizio della mia carriera da professionista.
La band eseguiva materiale proprio e anche delle cover, un misto di jazz, fusion e rock. Le mie primissime influenze sono state Ritchie Blackmore e John Denver a livello compositivo. Più tardi mi sono affacciato ad altri stili che sono poi diventati fondamentali come John McLaughlin della Mahavishu Orchestra, Yes, Gentle Giant, ELP e più avanti Keith Jarrett, Jan Garbarek, Chick Corea, Allan Holdsworth, Bill Frisell, Jeff Beck, Pat Metheny, Ralph Towner e i Weather Report.
Cosa ti ha spinto a dedicarti a una carriera solista?
Prima di suonare con i Gigi sono stato con diversi gruppi di rock e pop fino al 1994, quando ho fondato Gigi insieme a degli amici. Eravamo tutti dei session men che desideravano comporre ed eseguire materiale proprio. In realtà la band è ancora attiva, non ha mai cessato di esistere.
Abbiamo suonato migliaia di concerti in Indonesia e all’estero (USA, Giappone, Corea del Sud, Singapore, Malesia, Hong Kong, Olanda...), abbiamo registrato oltre 25 album e quest’anno celebreremo il nostro 25° anniversario. La differenza con la mia carriera solista è che con Gigi compongo assieme agli altri dei pezzi di pop e rock, mentre quando sono da solo compongo riflettendo la mia unica personalità e privilegiando la musica strumentale.
Come definiresti la scena musicale in Indonesia oggi?
La scena musicale indonesiana è molto attiva. Lo è stata dai tempi della mia giovinezza e persino prima, negli anni Settanta. Non sono sicuro se il mio Paese possa essere comparato ad altri Paesi ma da noi c’è così tanta musica, tantissimi musicisti e moltissimo lavoro per tutti.
Non conosco musicisti che siano disoccupati! Siamo un Paese con parecchia cultura musicale, con gioia e felicità e questo si riflette nel modo di vivere e fare musica degli indonesiani. Siamo un popolo dalle diverse culture, diverse lingue con migliaia di etnie diverse. La scena musicale è molto attiva dalla parte ovest di Sumatra fino alla provincia di Papua ad est. Musica folkloristica, pop, rock, di tutto. Ma anche jazz e fusion sono molto popolari da diversi decenni qui.
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