Pink Moon: gli ultimi giorni di Nick Drake

All’inizio del 1974, Nick Drake è a terra: il flop del suo terzo album gli ha tolto qualsiasi interesse per la vita.

Un estratto dell’articolo  pubblicato su Classic Rock 79, in edicola e online!

A ottobre, Nick trovò la forza di andare a trovare a Parigi alcuni amici di Chelsea che vivevano in una casa galleggiante sulla Senna, vicino a Notre Dame. Gli combinarono una cena con Françoise Hardy, la cantautrice di successo che già nel 1970 aveva valutato se interpretarne i brani. Ora stava terminando il suo quindicesimo album, ENTR’ACTE, in uscita a novembre: hai visto mai? Ma, come nel precedente incontro di 4 anni prima, organizzato da Joe Boyd, Nick rimase zitto tutta la sera. Non se ne fece nulla.

La madre lo ricorda “una mattina, che camminava di qua e di là dicendo: ‘Ho fallito in ogni singola cosa che abbia mai provato a fare’. Era straziante. Dissi:‘Oh Nick, non è così, sai che non è così’. Ma non servì a nulla: sentiva di essere un fallito e di non aver realizzato ciò che voleva”.

Lunedì 18 novembre 1974 passò l’intera giornata seduto nella stanza della musica, senza ascoltare quasi nulla: aveva letto sui giornali del suicidio di Julian Ormsby Gore, 33enne fratello di Victoria, sua amica di Cambridge.

Giovedì 21 fece una puntata a Londra: Richard Charkin, altro vecchio amico di Cambridge, lo incrociò a South Kensington, sofferente e “poco amichevole”. Andava o veniva da uno squat di Ladbroke Grove, abitato da ex tossici sotto sedativi frequentati in passato. A loro disse: “Vi ricordate di me? Vi ricordate chi ero? Ditemi chi ero. Avevo un cervello? Ero qualcuno? Che mi è successo? Che mi è successo?”.

Il sabato, tornato a casa, fu trascinato fuori da Guy Norton, amico d’infanzia, insieme a un paio di ragazze. Rientrò tardi. Domenica, in tutta la mattinata, disse solo, poco prima di pranzo: “Che tipo straordinario, Guy! Riesce a farti fare qualsiasi cosa”. Il pomeriggio scrisse una lettera a Sophia Ryde, la ragazza con cui aveva una traballante relazione da anni: la imbustò e la posò sulla scrivania, pronta per la spedizione. La sera, andò a letto presto: ascoltò i Concerti brandeburghesi di Bach, acquistati in Francia, lesse qualche pagina de Il
mito di Sisifo dell’esistenzialista francese Albert Camus e prese due Tryptizol. Si addormentò con il libro aperto sul letto. Più tardi si svegliò, come succedeva spesso, e come sempre scese in cucina per una tazza di latte e cereali.

Di solito Molly, sua madre, lo raggiungeva, finché non tornava a letto. Ma quella notte non lo sentì. Nick prese un altro Tryptizol e si coricò. La mattina dopo, alle 11.45, Naw, la cameriera dei Drake, lo trovò ancora disteso sul letto e chiamò Molly: “La prima cosa che vidi furono le sue lunghe, lunghe gambe”. Nick indossava solo le mutande. Il suo cuore non batteva più. La sua vita era finita. La sua leggenda stava per iniziare.

Renzo Stefanel

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