Rocket Man – I dischi di Elton John degli anni 70: Madman Across The Water

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È giunta l’ora di rendere omaggio a Elton John e ripercorrere i suoi fantastici anni 70.

Un estratto dell’articolo di Francesco Donadio pubblicato su Classic Rock 79, in edicola e online!

MADMAN ACROSS THE WATER
DJM, 1971

Pietra miliare o “opera minore”? Non esistono mezze misure nel giudicare il quarto Lp di studio del “piano man” del Middlesex. Chi ne minimizza il valore fa in genere riferimento alla sua carenza di hit (in special modo nel Regno Unito, dove non ne furono estratti 45 giri) e alla sua mediocre performance nella classifica UK (solo n. 41, dopo i trionfi precedenti).

Gli estimatori invece rimarcano che contiene tre canzoni storiche tuttora nel repertorio dell’artista, e che si tratta del suo disco degli anni 70 in assoluto più “serio”, più cantautorale e meno commerciale, pieno com’è di passaggi musicali elaborati e complessi. Ma, soprattutto, MADMAN rappresenta forse l’apice della collaborazione tra Elton e l’arrangiatore Paul Buckmaster e della loro definizione di una fusione dinamica tra rock band e orchestra che fece scuola in tutto il mondo.

Esemplificativa è proprio la title-track, che era stata già provata un anno prima durante le session di TUMBLEWEED CONNECTION in una veste più rock con Mick Ronson alla chitarra, risultando però sfilacciata e confusa (e troppo lunga nei suoi quasi 8 minuti di durata). Nulla a che vedere con questa take definitiva, un vero “two-men-show” in cui i contrappunti orchestrali di Buckmaster riempiono alla perfezione gli spazi lasciati dal pianoforte di Elton.

Un passaggio fondamentale, uno showcase di bravura e di classe

Eppure, da come l’hanno raccontata i suoi autori, la genesi del disco era stata un po’ forzata. “MADMAN”, secondo Elton, “è stato molto faticoso. Lo abbiamo realizzato sotto pressione e farlo è stato quasi una tortura. È rimarchevole che sia venuto fuori così bene”. Era stato, del resto, un periodo d’impegni costanti e prolungati: a parte le varie tournée, nel 1971 erano già usciti il live e la colonna sonora di Friends, e dal canto suo il paroliere aveva pubblicato un suo Lp, lo “spoken word” intitolato semplicemente TAUPIN.

Non c’è da stupirsi se la premiata ditta avesse poche canzoni da parte, tanto che durante le session, concentrate nell’agosto 1971, ne vennero incise solamente 9. La facciata A resta comunque splendida, a partire da Tiny Dancer, una delle più belle pop song del primo Elton (con una lirica dedicata da Taupin alla futura moglie Maxine, che faceva la “sarta per la band” e avrebbe “sposato un uomo di musica”), in seguito immortalata in una memorabile scena del film di Cameron Crowe Quasi famosi.

Restiamo su altissimi livelli con Levon (n. 24 nelle classifiche USA) e con Razor Face, mentre della magnificenza di Madman Across The Water si è già detto. Se c’è una critica che si può fare all’Lp è che sul lato B l’ispirazione
sembra affievolirsi. Indian Sunset è lunga e monotona, e nemmeno i frequenti inserimenti orchestrali riescono a vivacizzarla; Holiday Inn è un buon country-rock ma con un testo, una descrizione della vita “on the road”, di inusuale (per Taupin) banalità; e All The Nasties, infusa di gospel, dà l’idea di essere incompleta, un abbozzo su cui si sarebbe dovuto ancora lavorare. Migliori, ma non trascendentali, Rotten Peaches nello stile di The Band, e la sospirosa, conclusiva Goodbye, che vede Elton da solo a piano e voce.

Ma pur con i suoi difetti, MADMAN resta un passaggio fondamentale, uno showcase di bravura e di classe da cui sarebbe ripartito per conquistare definitivamente – di lì a qualche mese – il grande successo e le classifiche di tutto il globo.

 

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