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La nascita del Funkadelic

I Funkadelic sono stati una band fondamentale per il rock, anche se nessuno glielo riconosce: ripercorriamo la loro storia

Cinquant’anni fa, nel corso di un turbolento 1969, arrivarono i primi singoli da un nuovo gruppo, chiamato Funkadelic. Pubblicati da piccole etichette indipendenti, possono essere visti come un primo approccio di George Clinton al funk (condito da un generoso uso di LSD). Il gruppo vocale r&b di Clinton, Parliament, aveva già cercato di sfondare alla Motown, finendo per ritrovarsi con l’etichetta indipendente di Detroit, la Revilot, e nel ’67 aveva centrato una hit nella Top 20 con Testify.

Ma ora le cose erano diverse. In parte grazie a una vecchia conoscenza dello stesso giro dei locali del posto, Jimi Hendrix, Clinton aveva scoperto l’LSD e l’acidrock. Accanto a SGT. PEPPER dei Beatles e ARE YOU EXPERIENCED di Hendrix, Clinton amava il blues rock amplificato e pirotecnico dei Cream, il granitico sound del power trio Blue Cheer e il melodramma dei Vanilla Fudge. S’interessava sia ai gruppi psichedelici bianchi che ai suoi colleghi neri, immaginando nuove zone da esplorare e mirando ad abbattere la separazione tra rock e soul.

Nel 1969 i Parliament presero il chitarrista prodigio Eddie Hazel e divennero i Funkadelic. Il distributore di Detroit Armen Boladian conosceva i Parliament grazie alla Revilot, e fondò la Westbound per pubblicare i Funkadelic.

Il loro primo singolo arrivò a marzo: era la sconvolgente Music For My Mother, un brano stridente e antirazzista – era la prima volta che “A Parliafunkadelicment Thang” apparve su un’etichetta discografica. Music For My Mother non assomigliava a nient’altro. Sprigionava una magia funk-rock blues con spettrali fantasmi chitarristici e culminava con l’avvolgente sound da ghetto spaziale del sax di Herbert J Sparkman. Le radio si rifiutarono di trasmetterla, temendo di scatenare altre rivolte razziali.

Poi arrivò I’ll Bet You, che Clinton aveva scritto per i Jackson. L’energia fiammeggiante dei Funkadelic lo tramutò in un blues malvagio, affogato in vasche sotterranee di funk fumante, con un beat pesantissimo e il malevolo ruggire di Billy ‘Bass’ Nelson. Le prime note del lancinante assolo di Eddie Hazel ancora oggi mandano brividi lungo la schiena. I’ll Bet You arrivò al n.60 nelle chart pop. Entrambi i brani trovarono casa nell’omonimo esordio dei Funkadelic, che sarebbe uscito l’anno dopo. La storia era iniziata.

Viviana Mastropietro

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Viviana Mastropietro

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