Pink Sonic: intervista al frontman Francesco Pavananda!

Abbiamo intervistato Francesco Pavananda, frontman e fondatore dei Pink Sonic… più di una semplice band tributo dei Pink Floyd!

8 anni fa Francesco “Pavananda” Pavan, artista estroso che da anni vive isolato in montagna alla ricerca di Gilmour, ha dato vita ai Pink Sonic, band tributo all’intramontabile mito dei Pink Floyd, ormai conosciuta in tutta Europa. Ecco la nostra intervista al frontman Francesco, in occasione dell’imminente partenza del tour EUROPEAN PINK FLOYD EXPERIENCE:

Come e quando sono nati i Pink Sonic?
Il progetto è nato nel 2012 per mia iniziativa. L’intento era quello di ricreare le stesse emozioni dei live dei grandi concerti dei Pink Floyd, cercando di esprimere quella che era l’essenza artistica ed emozionale dei loro spettacoli.

Qual è stata la sfida di adattare uno spettacolo del genere a una location contenuta come quella di un teatro?
Non è una sfida da poco, gli spettacolo dei Pink Floyd non si distinguevano solo per la parte tecnico-musicale ma anche la parte scenografica delle luci, e ciò ha richiesto tanto materiale ben coordinato e studiato e situazioni abbastanza grandi in grado di poter esporre la potenza della programmazione delle luci. L’obiettivo è quello di far sì che tutti coloro che si trovano davanti a uno spettacolo dei Pink Sonic è come se fosse a un palco dei Pink Floyd nei loro più grandi concerti. Io sono anche direttore artistico e, vi avviso, non mi sono risparmiato su niente!

Voi siete più di una cover band, raccontaci in cosa esattamente vi sentite differenti dalle classiche band-tributo?
Io ho costruito l’esperienza Pink Sonic basandola su un principio fondamentale: non dev’essere una semplice esecuzione tecnico-musicale, ma deve anche avere come linfa vitale quell’espressione artistica ed emozionale che loro stessi avevano come punto forte, cosa che si nasconde molto bene sotto tanta strumentazione. Noi personalmente stiamo molto attenti nel dare al pubblico le emozioni più autentiche, rispettando quello che era il punto artistico dei Pink Floyd.

È stato più difficile adattarsi al mondo dei Pink Floyd dal punto di vista sonoro o da quello scenografico?
Io, seguendo ogni reparto, posso affermare che ambedue sono molto difficili da interpretare nella maniera corretta. È stata un’impresa molto difficile per importanza del progetto stesso, i Pink Floyd, infatti, sono sempre stati all’avanguardia sia dal punto di vista sonoro che da quello scenografico. C’è tanto lavoro dietro, ma anche tanta soddisfazione: i risultati ci sono e fanno sì che il pubblico riviva in pieno l’esperienza di un vero concerto dei Pink Floyd.

C’è qualche aspetto su cui sentite ancora di dover lavorare per perfezionarvi?
Io, che sono un perfezionista vedo difetti, ovunque. Rivedo sempre ogni concerto che facciamo e lo analizzo per poter colmare le eventuali carenze le volte successive. Quindi sì, c’è da migliorare ogni volta, vedo sempre cose da aggiungere. È una sfida ad ogni concerto, anche perché cerco di immaginare cosa avrebbero potuto fare i Pink Floyd se avessero avuto altro tempo a disposizione.

Quali sono i prossimi obiettivi dopo il tour? State già lavorando a qualcos’altro?
Questo tour nei teatri sarà un grosso esperimento anche per noi perché sarà uno spettacolo preparato in maniera maniacale e conterrà tanto materiale nuovo. Quindi il prossimo obiettivo è quello di rendere efficace un lavoro di mesi e mesi. Ovviamente nei nostri programmi c’è anche il desiderio di espandere i nostri live oltre l’Europa!


Di seguito il calendario delle date ad oggi confermate dell’EUROPEAN PINK FLOYD EXPERIENCE tour, in continuo aggiornamento:

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