Il periodo nero dei Kiss: scopri la vera storia di Crazy Nights!

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Il problema era Gene: metteva a rischio tutto quello che aveva realizzato 

Con la pubblicazione di Tears Are Falling da ASYLUM, i Kiss confermarono il loro status di beniamini dell’MTV rock. Il singolo era un esempio perfetto di Eighties soft rock, anni luce lontano dall’aggressività sboccata anni 70 di 100,000 Years e simili.

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Malgrado il successo di ANIMALIZE e ASYLUM, nel 1987 i Kiss si ritrovarono a rincorrere gruppi che avevano tratto ispirazione proprio da loro. I Bon Jovi, che avevano fatto da supporto ai Kiss in UK per il tour di ANIMALIZE, avevano venduto svariati milioni di copie con SLIPPERY WHEN WET. I Poison e i Cinderella non erano molto lontani.

Quando entrarono in studio per il loro 14esimo disco, due platini consecutivi gli avevano dato una nuova fiducia. O almeno, l’avevano data a Paul Stanley. “Gene può dire quello che vuole sul fatto che negli anni 80 era disilluso”, chiarisce Stanley. “Ma il problema era lui. Quando se ne andava per seguire altri progetti, magari cercare di diventare una star della tv, o lavorare con altri gruppi – e avrebbe fatto meglio a farsi una bella dormita, visto il livello di alcuni dei gruppi con cui ha perso tempo – metteva a rischio tutto quello che aveva realizzato”.

Dopo due dischi che avevano retto solo grazie a Stanley (anche se la produzione era a nome Stanley-Simmons), il cantante chiamò Ron Nevison, l’uomo che aveva firmato il patinatissimo THE ULTIMATE SIN di Ozzy Osbourne e il disco omonimo del 1986 che aveva salvato la carriera degli Hearts, nonché il successore BAD ANIMALS, anch’esso multiplatino.

”Quando Gene arrivava in studio era stremato, e il materiale che portava faceva schifo”, dice Stanley. “Fu una cosa graduale, ma durante la lavorazione di CRAZY NIGHT divenne chiaro che io non ero affatto contento di reggere da solo tutto il peso della baracca”.

Le cose non migliorarono con HOT IN THE SHADE. Anche se Gene aveva accettato le critiche di Paul, la registrazione non andò liscia – e la decisione di coprodurlo assieme non aiutò. “Credo volessero tornare al rock’n’roll puro e semplice”, dice Bruce Kulick. “Per cui il lavoro partì con dei demo, e poi iniziammo a sovraincidere. Capivo il perché di questa scelta, ma non la condividevo. Eravamo tornati a Gene e Paul come produttori, e questo significava che dovevano arrivare a dei compromessi. E questa è una delle debolezze quando loro due fanno i produttori”.

I Kiss uscirono dagli anni 80 in una condizione molto migliore di come ne erano entrati

I Kiss uscirono dagli anni 80 in una condizione molto migliore di come ne erano entrati, con una formazione stabile e una curva delle vendite che puntava verso l’alto. Ma all’orizzonte si levava una nuvola terribilmente cupa: nel 1990 a Eric Carr fu diagnosticato un cancro. Tristemente, il batterista sarebbe morto il 24 novembre 1991.

Il disco successivo dei Kiss, REVENGE, pubblicato nel 1992 e prodotto da Bob Ezrin, sarebbe stato dedicato a lui.

Ripensando ai dieci anni più complicati dei Kiss, Gene Simmons ammette le sue colpe: “I brani che ho scritto negli anni 80 sono solo un’ombra di quello che sarebbero dovuti essere”, ammette. “Mi ero adagiato. Mi ero allineato alle mode”.

Stanley fa un paragone con un atleta olimpionico: “Vai lì per superarti. E a volte non ce la fai. Ogni volta che entriamo in studio, cerchiamo di fare un disco stupendo, nella condizione in cui siamo in quel momento. E con chiunque ci sia nel gruppo, e con quello che passa il convento. Siamo onesti, in tempi diversi, ma prima o poi tutti in questo gruppo si sono presi una ‘vacanza’. Non voglio elogiarmi da solo, ma io ho cercato di essere sempre presente e fare del mio meglio”.

Il cantante ammette di aver faticato per molto tempo ad ascoltare per intero i dischi anni 80 dei Kiss. Ma riconosce il valore di quei dischi: “da quel periodo sono uscite delle cose valide. Là in mezzo ci sono dei veri tesori”.

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