Chi si ricorda di “Quelli della Domenica?”

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Quelli Della Domenica ha segnato un passaggio importante nella storia della televisione italiana. Ecco perché.

Nella seconda metà degli anni Sessanta il cabaret era una realtà importante e piuttosto diffusa, nelle sue varie ramificazioni: il nonsense, la satira, l’humour nero, i monologhisti, i cantattori, un certo cantautorato che fondeva tradizione popolare e istanze sociali… Eppure la televisione gli concedeva solo spazi minimi e angusti, per collocazione, scarsa visibilità o vincoli censori. Ma con il 1968 qualcosa inizia a cambiare.

La domenica pomeriggio del Programma Nazionale (non ancora Primo Canale) era ad appannaggio di Pippo Baudo con Settevoci, incuneato fra la TV dei Ragazzi e la registrazione di mezza partita di calcio. Ma gli altissimi indici di gradimento inducono la RAI al raddoppio: il gioco viene anticipato all’ora di pranzo (sarà “il primo varietà della TV meridiana”) e replicato la sera stessa sul Secondo. Occuperà lo spazio vacante un nuovo esperimento dalla sede di Milano: Gli amici della domenica. È tutto pronto, sigla girata, quando ai piani alti della RAI squilla un telefono: si narra che sia Maria Bellonci, fondatrice dell’omonimo salotto culturale (ove nacque il Premio Strega), che non gradisce l’accostamento fra la rivistina e i propri augusti sodali, presenti passati e trapassati. In tutta fretta il titolo diventa Una domenica con voi, per assestarsi poi su Quelli della domenica.

Il cast è nuovo di zecca: Paolo Villaggio, Lara Saint Paul e Ric e Gian. Musiche del sempiterno Gorni Kramer. Autori Marcello Marchesi, Italo Terzoli ed Enrico Vaime, con Maurizio Costanzo. Regia di Romolo Siena. L’esordio non è dei più esaltanti. Villaggio affronta per la prima volta la platea catodica nel gelo di quella in studio, spiazzata dall’approccio aggressivo e da quell’ironia cattiva cui non era abituata. Lasciano altrettanto basiti il prestigiatore tedesco Kranz (con le sue manie, i cammelli di peluche e i giochi mai riusciti) e due giovanotti compìti che cantano cose strane: Cochi e Renato. Fioccano le letteracce.

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Ma presto la diffidenza cede il passo all’ironia, a partire dal pubblico in sala che si lascia strapazzare e coinvolgere in siparietti estemporanei e giochi musicali. Diventano dei cult A me mi piace il mare, Gli indiani, Ho soffrito per te, La gallina e Lisa Beat, proposti accanto a pezzi meno noti o rimasti inediti come Dedicato a Flora, Il 5 per cento o Povero ragazzo. A fine marzo Cochi e Renato cessano di cantare ma non di avere successo: inaugurano infatti l’irresistibile serie di sketch di ambientazione scolastica, con i tormentoni “Bambini assenti e presenti” e “7+”. Oltre a interpretare la sigla Domenica pomeriggio, Lara propone sue incisioni più o meno recenti, come Non lo so se tu mi vai, Il pieno, Il mio amore è lontano e Qualcosa più grande di noi di Armando Trovajoli o Fascination blues e Posso sbagliare di Francesco De Masi. Intanto torna in gara a Sanremo con Mi va di cantare insieme a un partner d’eccezione, Louis Armstrong, che porta poi in studio per lanciare il retro del 45 giri, Grassa e bella, scritta da Kramer con il giornalista e gastronomo Vincenzo Buonassisi.

Ormai il ghiaccio è rotto e lo show diventa una vetrina ambita da tutti i cantanti del momento. Passa la processione festivaliera: Al Bano con La siepe, Wilma Goich con Gli occhi miei, Anna Identici con Quando m’innamoro, Fausto Leali con Deborah, Milva con Canzone, Marisa Sannia con Casa bianca, Iva Zanicchi con Per vivere… Allontanatosi il corteo, si parano Celentano (Una carezza in un pugno), Fontana (La nostra favola), Gaber (Torpedo blu), Jannacci (Vengo anch’io, no tu no), Mina (Regolarmente), Pavone (Il mondo nelle mani), Vanoni (Quando sei triste prendi una tromba e suona) e altri artisti meno adusi all’ospitata come Shirley Bassey (Domani), Petula Clark (Kiss Me Goodbye), Lucio Dalla (Il cielo), Aura D’Angelo (Non mi devi niente), Don Powell (Un tempo per amare, un tempo per piangere), Renato Rascel (Il ragazzo d’argilla) e Lauretta Masiero (Qui ci vuole un uomo, sigla del suo ultimo show televisivo).

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