È vero che De André non concedeva interviste?

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È ormai un luogo comune che De André fosse avaro nel concedere interviste, causa la sua nota timidezza e ritrosia. Ma la verità storica è altra.

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 Il Nostro parlava, eccome se parlava! Ha concesso centinaia di interviste ai più titolati giornalisti come ai ragazzi dei giornalini liceali. Ecco un'intervista, nella quale De André parla di sé, che lo dimostra.

Da «Sogno», 26 dicembre 1965

Abbiamo voluto incontrare Fabrizio cantautore genovese che con La canzone di Marinella ha lanciato un nuovo tipo di “ballata”, a metà strada tra lo stile di Gaber e quello di Luigi Tenco, ma ancora più caratteristico e personale. Arriva sulla sua Spider, in compagnia di una bellissima ragazza che siede al posto di guida: “Chi è, la tua fidanzata?” gli chiediamo a bruciapelo. Si mette a ridere: “No, no: è mia moglie, si chiama Puny; ci siamo sposati giovanissimi e abbiamo già un bambino di tre anni, Cristiano”.

Fabrizio, il pubblico ti conosce e ti apprezza, a giudicare dal successo che hai ottenuto con La canzone di Marinella, ma di te non sa quasi niente, perché hai fama di essere molto restio alle interviste: adesso, visto che ti sei lasciato convincere, vuoi parlarci un po’ della tua vita e di come hai deciso di cantare?

Allora: mi chiamo Fabrizio De André, ho ventiquattro anni, vengo da una famiglia benestante: mio padre è consigliere delegato di una grande industria, un tipo molto severo e, quando ha saputo del mio “pallino”, almeno per i primi tempi, sono stati guai! Mia madre, invece, mi ha sempre un po’ viziato e quindi, anche allora, è stata dalla mia parte. Studio legge all’università e spero di laurearmi prestissimo; contemporaneamente, da bravo padre di famiglia, lavoro: sono amministratore di tre istituti di istruzione privati, qui a Genova. Quanto alle mie canzoni, ne scrivo da quando ero studente di liceo: sono sempre stato un inguaribile romantico e insieme un gran polemico, ce l’ho sempre avuta con l’ipocrisia; e siccome avevo bisogno di sfogarmi, scrivevo delle storielle che poi mettevo in musica e accompagnavo con la chitarra, togliendomi la gran soddisfazione di dire ciò che penso veramente.

Di questo genere polemico, hai scritto diverse canzoni prima di Marinella, come mai proprio quest’ultima ti ha reso popolare?

Io credo che il pubblico sia difficile a entusiasmarsi subito per un genere nuovo e un po’ difficile; Marinella è quasi una favola poetica e il pubblico l’ha “sentita”. Pensa che mi sono arrivate decine di lettere di ragazzine e anche signore che mi chiedevano commosse: “Ma è vero che Marinella è morta? Perché è morta? E il suo innamorato?”.

Si è parlato tempo fa di un certo scandalo: i quotidiani hanno riportato la notizia che un tuo disco è stato sequestrato dalla questura di Milano...

Guarda, questo è uno dei più grossi dispiaceri della mia carriera: la canzone si chiamava Carlo Martello, ed era una presa in giro di questo presuntuosissimo re che torna dalla guerra, crede di poter avere tutto per la gloria riportata in battaglia, e invece, nelle sue avventure amorose, non è poi tanto fortunato. Nel resto della canzone c’era qualche espressione un po’ “colorita”, che si sarebbe anche potuta eliminare; ma quelli della questura lo hanno giudicato alla stregua di certo materiale pornografico. Capisci? Io ora sarei una specie di mascalzone che corrompe i giovani. Ma ti assicuro che non è vero. Poi, potrai ascoltare il mio disco e giudicare tu stessa. Io cerco di dire la verità solo la verità.

Ancora qualche domanda-lampo: il tuo nuovo disco?

È uscito da poco Per i tuoi larghi occhi ed è piaciuto molto; adesso preparo un 33 giri con altre quattro canzoni nuove.

Il tuo hobby?

Andare in barca e pescare, da bravo genovese. Poi mi piace molto leggere, specialmente i classici, ma siccome non ho mai tempo io li comincio e Puny li finisce e me li racconta.

I tuoi difetti maggiori?

Sono pigro: la mattina non mi alzerei mai; se non ci fosse mia moglie farei sempre tardi al lavoro; poi sono distratto: a casa del mio manager, scendendo le scale a piedi, finisco immancabilmente in cantina, per esempio.

Un desiderio?

Non lo dire in giro: finire l’università per sfogarmi finalmente a prendere in giro professori e colleghi con qualche canzoncina.

Fabrizio: un cantautore che sa veramente quel che vuole. Un giovane moderno con una volontà di ferro. Un personaggio sincero e spregiudicato. E proprio da queste sue doti scaturisce quella carica di comunicatività, di simpatia, di entusiasmo che i suoi “fans” ammirano e amano. Quando avrà finito gli studi, prenderà in giro colleghi e professori: aspettiamo. Ne verrà fuori qualche altro successo.

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