1966: il primo live dei Pink Floyd

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Per i fan, le tracce registrate dai Pink Floyd sono pezzi sacri e immutabili, come rituali. C’è stato un tempo, però, in cui tutto era improvvisazione. Nel 1966, la band di Syd Barrett suonò all'UFO Club di Londra. Nulla sarà più come prima.

Syd Barrett, Roger Waters, David Gilmour. Nel corso degli anni, alla guida del gruppo prog rock più noto della storia della musica, si sono succedute tre personalità diverse. Per qualcuno, i veri Pink Floyd sono stati quelli guidati da uno stravagante Barrett. Altri hanno amato The Wall di Roger Waters. Per altri ancora, A Momentary Lapse of Reason di Gilmour è stato un ritorno alle atmosfere classiche delle origini.

Qualunque sia la nostra preferenza, è innegabile che ci piaccia, come per qualsiasi band, andare indietro nel tempo e indagarne le origini. Come sono nati i Pink Floyd? Quando hanno cominciato a suonare dal vivo?

Siamo nel 1965 e gli allora "Spectrum Five" comprendono Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright e, solo per un breve periodo, Bob Klose. A loro si unisce Syd Barrett, adolescente ribelle e irrequieto, tanto nella vita quanto alla chitarra. È proprio Barrett a coniare il nome Pink Floyd, dal nome dei suoi bluesmen preferiti Pink Anderson e Floyd Council. Ma anche il nome dei suoi due gatti.

Tra il 1965 e il 1966 il gruppo inizia a farsi conoscere e a suonare a Londra, per locali e feste nei college. Purtroppo, non esistono molte documentazioni o materiali video del primo live assoluto degli Spectrum Five o dei Pink Floyd.

Esiste però testimonianza del primo concerto al club UFO della capitale, nel 1966.

Per i musicisti e gli artisti di allora, Londra era la Città Santa e l’UFO Club il tempio. Nel locale, le esibizioni cominciavano verso le ore 22:30 – prima non era possibile fare rumore a causa del cinema situato al piano di sopra – e andavano avanti fino all'alba.

Quando i Pink Floyd vi si esibirono per la prima volta, scelsero di giocare con le luci, le diapositive, i filmati, lasciando gli spettatori a bocca aperta. E non spettatori qualunque. Parliamo di Pete Townshend degli Who ed Eric Clapton, che hanno rivelato recentemente di essere stati ipnotizzati dalla performance di Barrett.

Celebre resta ancora oggi l’esecuzione di Interstellar Overdrive, che nel 1966 non era stata ancora pubblicata, così come Astronomy Domine o See Emily Play. Agli inizi della carriera dei Pink Floyd, infatti, l’elemento live non era inteso come la riproposizione dei brani scritti in studio. Le esibizioni sul palco costituivano per i musicisti un continuo work in progress, il modo perfetto per improvvisare, sperimentare e ritoccare i propri pezzi.

Sul palco dell'UFO, insomma, ci si divertiva con il pubblico. Quello stesso pubblico, negli anni successivi, comincerà a chiedere ai propri beniamini una discografia ben codificata, da ascoltare e riascoltare in una stanza silenziosa, non in un locale affollato.

L'esperienza mistica è, in ogni caso, assicurata.

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