Il walkman è entrato prepotentemente nella vita di molti adolescenti degli anni 80, stravolgendo il loro modo di concepire la musica. Ma come?
Quanto conta l'innovazione tecnologica in campo musicale? Molto, come testimoniano i grandi cambiamenti che hanno portato gli ascoltatori a utilizzare mezzi sempre differenti per godersi un buon album. In più, a ogni cambiamento tecnologico corrisponde un cambiamento a livello sociale, un nuovo tipo di fruizione musicale, più o meno collettivo rispetto al precedente. Si partiva con giradischi e radio, per ballare e rimanere informati restando nel comfort delle proprie abitazioni e condividendo (a volte) l'esperienza con i membri della propria famiglia. Poi si passa a una fruizione meno individualista e più volta alla collettività con l'arrivo dell'epoca d'oro dei jukebox (di cui abbiamo già parlato in questo articolo).
Ma che è successo quando la musica ha "iniziato a camminare"? Spieghiamoci meglio: era l'estate del 1979 quando, in Giappone, venne lanciato sul mercato dalla Sony il primo prototipo di walkman. La musica non era ancora "fluida", ovvero, non era digitalizzata in formati simili all'MP3. Era ancora l'epoca delle musicassette: quegli aggeggi da girare all'interno del mangianastri per ascoltarne lato A e lato B, come fossero vinili, e che ancora oggi fanno scendere qualche lacrima ai più nostalgici.
Ma se esisteva già un dispositivo capace di leggere il nastro delle musicassette per produrre musica, allora a che serviva il walkman? Innanzitutto, la vera rivoluzione del walkman fu l'aver reso questo dispositivo capace di leggere le musicassette molto più compatto e maneggevole, in modo che fosse facilmente trasportabile. La seconda rivoluzione in atto fu più legata alla dimensione sociale: la musica iniziò a essere ascoltata sempre più in cuffia e singolarmente (o al massimo in due se il modello di walkman prevedeva la possibilità di attaccare due paia di cuffie), come esperienza individuale. E ciò rese tutto più speciale, più personale. A riguardo, è esplicativa la scena del film del 1980 Il tempo delle mele nella quale Mathieu mette un paio di cuffie in testa a Vic per annullare la musica assordante della festa in atto e rendere il momento molto più speciale, personale e romantico.
Ma torniamo alla storia del walkman: la Sony, multinazionale giapponese, veniva da un brutto flop quando decise di lanciare sul mercato una versione più moderna e maneggevole del classico mangianastri. Come si può intuire, il nome che l'azienda decise di dare al dispositivo è l'unione dell'inglese walk e man, dunque, camminare e uomo. Due parole che, in maniera molto immediata, davano ai consumatori l'idea di che cosa avessero davanti: un oggetto che permetteva di spostarsi ascoltando la musica. In quel modo, ognuno poteva essere libero di scegliere cosa ascoltare senza essere legato a un luogo geografico preciso, ma avendo piena libertà anche nei movimenti.
Complici anche alcune campagne pubblicitarie piuttosto aggressive, il walkman iniziò a vendere molto bene, tanto da spingere l'azienda a produrne sempre più e a costi sempre minori, togliendo tutto ciò che non fosse strettamente necessario, per consentire a tutti di averne uno. In effetti, il piano riuscì alla perfezione: gli adolescenti (e non solo) degli anni 80 si appassionarono subito a questa nuova frontiera della tecnologia e il walkman diventò presto un simbolo di quegli anni.
E non ci si ferma qui perché, quando lo standard per ascoltare musica passò dalle cassette ai CD, anche il concetto di walkman cambiò, diventando un lettore CD portatile e, ancora dopo, un lettore MP3 e così via.
Insomma, il mezzo subì evoluzioni tecnologiche più o meno profonde per rimanere sempre al passo con i tempi ma il concetto rimase lo stesso: la possibilità di crearsi la propria colonna sonora e passeggiare per le strade della propria città come se ci si trovasse all'interno di un film. Ecco la grande rivoluzione del walkman.