Quell’unico volto femminile nei Nomadi

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La "formazione storica" va dal 1964 al 1969, ma i Nomadi, durante la loro lunga carriera, si sono aggiornati più volte al loro interno. Con un'unica donna.

Sono uno dei gruppi musicali più longevi non solo del nostro paese, ma dell'intero panorama internazionale. Stiamo parlando dei Nomadi, che nel 2013 hanno festeggiato 50 anni di attività, classificandosi così come una delle band con la durata più lunga, accanto ai Beach Boys, ai Rolling Stones, agli Status Quo.

Nati nel 1963, la band di Dio è morto, Per un pugno di sabbia, Io vagabondo ha letteralmente scalato la vetta di tutte le classifiche italiane. Si pensi che proprio quest’ultimo brano, in 45 giri, vendette oltre 1 milione di copie.

Quaranta album in studio, raduni annuali, e un messaggio di denuncia e impegno sociale trasmesso ovunque per la penisola, fin dal loro esordio. Ebbene sì, mai ci fu nome più azzeccato per una band: i Nomadi sono stati sempre in viaggio, in un eterno tour musicale. Tra gli anni 90 e oggi hanno contato in media 130 concerti in 12 mesi, ma negli anni 80 hanno raggiunto la cifra impressionante di 220 concerti in un solo anno. Vagabondi come pochi.

La vita da nomade (o Nomade) è dura da sopportare per lungo tempo. Forse per questo motivo, nonostante la longevità del gruppo, la coerenza con il progetto iniziale e il generale affiatamento tra i membri, la formazione, nel corso degli anni, ha visto succedersi ben 23 componenti diversi.

Augusto Daolio, Beppe Carletti, Leonardo Manfredini, Franco Midili, Antonio Campari, Gualberto Gelmini. I sei Nomadi sono loro, la prima formazione, che assunse il nome, a quanto si racconta, da una vecchia band che aveva da poco cessato la sua attività.

Il gruppo ha visto poi un grande ricambio al proprio interno. Alcuni se ne sono andati, altri sono arrivati a portare il loro prezioso contributo. I fan dei Nomadi definiscono "formazione storica" quella che va dal 1964 al 1966: Augusto Daolio alla voce, Beppe Carletti alle tastiere, Franco Midili alla chitarra, Gianni Coron al basso e Bila Copellini alla batteria.

Poi, altri volti e altri successi. Ma anche una serie di disgrazie, che costringono la band a continui cambi di formazione: nel 1992, in particolare, il gruppo perde ben due suoi membri. Il 14 maggio, il bassista Dante Pergreffi muore a seguito di un incidente stradale. Il 7 ottobre dello stesso anno, invece, si spegne Augusto Daolio, il fondatore e il "creativo", per un cancro ai polmoni. 

Stoici, instancabili, i Nomadi continuano il loro viaggio, senza cambiare direzione, ma onorando la memoria dei compagni. Il team può contare allora su una spalla in più: la diciannovenne Elisa Minari, al basso

Elisa è tra i ventitré musicisti che il gruppo ha conosciuto nel corso degli anni, l'unica donna ad aver mai dato il proprio contributo. Bassista a soli quindici anni, prima di entrare nei Nomadi Elisa suonava già con i Gordon Pym e poi con gli Akrasia. Poi, quando qualcuno accenna il suo nome al gruppo, alla ricerca rigorosamente di una "bassista donna", Elisa si presenta alle audizioni. La sua avventura con i Nomadi comincia poco prima della morte di Augusto, di cui ha modo di apprezzare il genio e la sensibilità

Elisa condivide con i Nomadi anni movimentati, quattro album, un centinaio di concerti l’anno. Di lei, unico volto femminile mai apparso nel gruppo, sappiamo ben poco. Ma i fan la apprezzano molto, così come i compagni, che vivono con rammarico la sua scelta, nel 1998, di abbandonare la band.

La vita vagabonda è effettivamente molto dura, per cui Elisa si prende un anno sabbatico. Si dedica poi ad altri progetti: con Francesco Gualerzi, ex Nomade; con il cantautore genovese Baccini.

Eppure, si sa, il primo amore non si scorda mai. Nel 2015, ritroviamo infatti la Minari in tour, questa volta con una tribute band dei Nomadi: gli Atomika. Con loro, Elisa gira il Nord Italia omaggiando uno dei gruppi che l'ha vista protagonista femminile indiscussa.

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