La canzone più misteriosa di Francesco De Gregori

Crediti foto: Daniele Barraco
Crediti foto: Daniele Barraco

È il 1973, Francesco De Gregori ha 22 anni e pubblica il suo secondo album: ALICE NON LO SA. La traccia di apertura, Alice, è una piccola opera d'arte, tanto poetica quanto suggestiva. Ecco il suo significato.

Sono passati quasi cinquant'anni. Quando il cantautore romano pubblicò ALICE NON LO SA, suo secondo album in studio dopo THEORIUS CAMPUS registrato con Venditti, il pubblico italiano storse il naso. Non capiva. Troppo complesso, troppo ermetico. Tanto più la traccia di apertura: Alice, che si classificò all'ultimo posto in occasione della decima edizione del festival Un disco per l'estate.

La critica rimproverò al musicista di aver voluto raccontare in una singola canzone non una, ma tante storie, troppe storie, che anziché convincere, confondono.

Eppure, provate ad ascoltare Alice in una stanza silenziosa, magari verso sera, in un momento di malinconia. Se vi soffermerete con attenzione sui versi del brano, noterete che quelle storie non sono così sconnesse. Un filo conduttore c'è e ci viene suggerito dal titolo della canzone: Alice, la figura femminile che osserva il mondo dalla finestra.

Alice, pur non essendo protagonista di nessuna delle vicende descritte, è lo sguardo che si posa inconsapevole su ciascuna di esse.

Andiamo con ordine, cominciando dalla prima strofa:

Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole
Mentre il mondo sta girando senza fretta.
Irene al quarto piano è lì tranquilla
Che si guarda nello specchio
E accende un'altra sigaretta.
E Lili Marleen, bella più che mai,
Sorride e non ti dice la sua età.
Ma tutto questo Alice non lo sa.

Sono tanti i nomi che il cantautore avrebbe potuto scegliere per la sua enigmatica protagonista. Perchè proprio Alice? È lo stesso De Gregori a fornirci la spiegazione, in un'intervista del 2015.

L’immagine di Alice che guarda i gatti appartiene a Lewis Carroll e alle illustrazioni di John Tenniel: quella bambina con gli occhi sgranati era stato il primo impatto visivo quando da piccolo lessi il libro. La verità è che venivo da un periodo in cui ero attratto da tutto ciò che nell'arte non seguiva un filo logico.

La nostra donna (o bambina?) è quindi, come Alice nel paese delle meraviglie, probabilmente insoddisfatta del mondo e delle sue assurde regole. Non giudica i gatti che corrono sui tetti, né lo scorrere inesorabile del tempo ma, dal suo punto di vista, si limita a osservare ciò che accade. Senza che questo abbia un senso logico.

Tante storie di cui non è a conoscenza si svolgono attorno a lei, come quella di Irene, al quarto piano del condominio, che si guarda in uno specchio mentre medita sul suo destino (probabilmente il suicidio, come ci racconta Irene, altra meravigliosa traccia presente nel disco di De Gregori).

Poi c'è Lili Marleen, probabilmente immaginata dalla stessa Irene. Lili Marleen, citata anche da Rino Gaetano (Aida) e Leonard Cohen (Famous Blue Raincoat), è in realtà la protagonista di un'omonima canzonetta tedesca divenuta celebre durante la Seconda guerra mondiale: la bella fidanzata di tutti i soldati.

"Ma io non ci sto più" gridò lo sposo e poi
Tutti pensarono dietro ai capelli
Lo sposo è impazzito oppure ha bevuto.
Ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa
Non è così che se ne andrà.

Eccoci catapultati in una nuova vicenda, che la nostra Alice naturalmente non conosce. Tra la folla pettegola e mormorante si fa largo una coppia di promessi sposi. La sposa è incinta e per questo il matrimonio verrà annullato, come previsto dalle convenzioni sociali, proprio quelle a cui la Alice della favola di Carroll si ribella in continuazione. Il promesso sposo però non se ne va. Resterà accanto alla donna e al bambino, pur rifiutando il rigido schema delle nozze.

Sembra che la figura del marito sia modellata in parte sullo stesso De Gregori.

No, non perché volessi sposarmi, ma fuggire. Una fuga che era probabilmente dalla vita cui ero predestinato da studente universitario, fare l'insegnante come mia madre o il bibliotecario come mio padre.

Mentre lo sposo ribadisce più volte nel corso del brano la propria posizione, compare un altro indimenticabile personaggio, il cui dramma, ancora una volta, Alice ignora.

E Cesare perduto nella pioggia
Sta aspettando da sei ore
Il suo amore ballerina.
E rimane lì, a bagnarsi ancora un po'
E il tram di mezzanotte se ne va.
Ma tutto questo Alice non lo sa.

Un'altra storia di struggente bellezza. C'è un amante dimenticato, sconsolato, che aspetta sotto l'acqua qualcuno che mai si presenterà. La storia è quella del poeta Cesare Pavese, di cui De Gregori lesse in una biografia. Sembra che Pavese avesse conosciuto in un locale una bellissima ballerina. L'avrebbe attesa invano sotto la pioggia rimediando solamente un cuore infranto e una grave pleurite.

Nel frattempo, la vicenda dello sposo si ripete e Alice continua a fantasticare, mentre i gatti, il sole, la luna, tutto si fonde in poesia. Ecco sopraggiungere un ultimo personaggio senza nome.

Il mendicante arabo ha qualcosa nel cappello,
Ma è convinto che sia un portafortuna.
Non ti chiede mai pane o carità
E un posto per dormire non ce l’ha.
Ma tutto questo Alice non lo sa.

Ora, per comprendere il testo, dobbiamo fare riferimento alla sua versione originale, che recitava "il mendicante arabo ha un cancro nel cappello". La RAI censurò il verso, anche se De Gregori continuò a cantarlo così come l'aveva scritto durante le esibizioni dal vivo.

Senza quel cancro incurabile, non potremmo fare nostra la sofferenza e al tempo stesso la pacata rassegnazione del mendicante. Non potremmo cogliere la bellezza di quell'umanità fragile, così cara a De Gregori. E, non dimentichiamolo, così sconosciuta ad Alice.

Ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa
Non è così che se ne andrà.

Di nuovo qui. La storia di chi resta e di chi fugge. Chi fugge dalle convenzioni, chi fugge dalla realtà fantasticando, chi si mantiene vivo perchè sa che, se anche piove e manca il tram, l'amore, se è vero, trova il modo di arrivare. D'altronde, in tutte le canzoni di De Gregori, anche gli amori più impossibili resistono. Ve la ricordate La donna cannone?

E senza fame e senza sete
E senza ali e senza rete
Voleremo via.

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