Bob Dylan: cosa si nasconde dietro la copertina di BRINGING IT ALL BACK HOME?

Il 29 maggio 1965, poco dopo la sua uscita, BRINGING IT ALL BACK HOME arrivò in vetta alle classifiche inglesi. Un disco rivoluzionario quanto la sua copertina.

Nel gennaio del 1965, in soli tre giorni di registrazione, Bob Dylan si trasformò. Dopo aver inciso qualche brano in acustico, con il solito trio di strumenti chitarra-armonica-pianoforte, prese un amplificatore, una chitarra elettrica e ri-registrò tutto in versione rock.  

Non ho fatto altro che prendere il folk e metterci dentro un nuovo immaginario e una nuova attitudine, usare frasi a effetto e metafore combinate con tutta una serie di cose che si sono evolute in modo diverso da quello che si sentiva prima.

Così avrebbe scritto nelle sue Chronicles. L'operazione, in realtà, fu ben più complessa di quanto possa sembrare e decisamente rivoluzionaria, tanto che furono in molti, all'uscita di BRINGING IT ALL BACK HOME, a vivere quel nuovo modo di suonare come una sorta di tradimento.

Quella che il pubblico percepì, in effetti, era una vera e propria metamorfosi dall'acustica alle sonorità elettriche, nonchè l'avvento di una nuova maniera di comunicare. "Molte persone dicono che sono un poeta" scriveva Dylan sul retro della copertina del disco. E proprio dalla copertina cominciava la svolta.  

Se esaminata nei suoi particolari, la cover di BRINGING IT ALL BACK HOME è ancora oggi un enigma. Scattata da Daniel Kramer con una lente distorta che produce un curioso effetto ottico, l'immagine raffigura un elegante salotto, in cui siedono due figure.

Uno dei due personaggi, ben riconoscibile in primo piano, è lo stesso Bob Dylan, che guarda in macchina mentre accarezza il suo gatto grigio, curiosamente soprannominato "Rolling Stone", e tiene sulla gamba una rivista aperta su un articolo sulla vita dell'attrice Jean Harlow. I gemelli che si vedono ai polsini del musicista sono un regalo di Joan Baez, come lei stessa avrebbe cantato in DIAMONDS & RUST. 

Ten years ago
I bought you some cufflinks
You brought me something
We both know what memories can bring
They bring diamonds and rust.

La donna in rosso, invece, seduta in secondo piano, è Sally Grossman, moglie di Albert, l'allora manager di Dylan.

Sparsi qua e là vi sono svariati dischi di artisti, tutti o quasi americani, come alcuni di The Impressions, Robert Johnson, Ravi Shankar, Lotte Lenya e Eric Von Schmidt. Il motivo della scelta di vinili è in certi casi dubbio, mentre in altri di più facile intuizione alla luce di quanto contenuto tra le tracce di BRINGING IT ALL BACK HOME.

It’s Alright Ma, uno dei brani più cupi scritti dal musicista, e la celebre Mr Tambourine Man, si ispirano infatti al blues di Robert Johnson e a Pirate Jenny di Bertold Brecht e Kurt Weill, tratta dall' "Opera di tre soldi". Un disco di Brecht e Weill è in effetti presente in copertina.

Per quanto riguarda Eric Von Schmidt, invece, questi era ben noto a Dylan, che l'aveva incontrato un giorno nel parco dell'Università di Harvard.

Si scorge poi, dietro Sally Grossman, il lato superiore della copertina dell'album ANOTHER SIDE OF BOB DYLAN e, sotto il suo braccio destro, una copia della rivista Time con Lyndon B. Johnson in copertina.

Sulla mensola del camino, alla sinistra del dipinto, un album di Lord Buckley, un una copia di GNAOUA, rivista dedicata all'esorcismo, e un misterioso collage di vetro colorato raffigurante un volto di clown. Sembra che l'artista l'avesse realizzato per il proprietario del Bernard's Café, situato accanto alla casa dei Grossman.

Cosa voglia dire tutto questo, è ancora oggi un mistero.

In primo piano, in basso a sinistra della fotografia, campeggia un inquietante cartello con la scritta Fallout Shelter, ovvero rifugio antiatomico. Forse l'indizio più comprensibile, dato il putiferio seguito alla pubblicazione del disco. Era come se Dylan stesso avesse già predetto la rivoluzione che l'album, con la sua inaspettata svolta rock, avrebbe innescato. 

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