Nirvana: chi ha ucciso Kurt Cobain?

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Teorie del complotto, verità (forse) insabbiate e tanta confusione. Ecco cosa si nasconde dietro la morte di Kurt Cobain, il leader dei Nirvana.

5 aprile 1994: Kurt Cobain muore nella serra della sua casa di Lake Washington, vicino a Seattle. Il suo corpo viene trovato solo qualche giorno dopo, precisamente l'8 aprile, da Gary Smith, un elettricista. Kurt entra così nel cosiddetto Club 27 insieme ad altri grandi della musica: Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison.

Non ci sentiamo di dire che Kurt si sia suicidato e non ci sentiamo di dire che sia stato invece ucciso. La realtà è che, per quanto ci si sforzi, non sarà mai possibile saperlo con certezza. Quello che invece possiamo dire è che i misteri attorno alla morte del re del grunge non mancano, così come le incongruenze e i tantissimi dubbi.
Li ripercorreremo tutti, lasciando decidere a voi quale teoria sostenere.

UN PASSO INDIETRO

Prima di procedere è importante sottolineare che la morte di Kurt causò una profonda ferita in tutto il mondo. Moltissimi furono i raduni e i memoriali organizzati, ma moltissimi furono anche i suidici per emulazione a seguito della diffusione della notizia: parliamo di ragazzini, anche di 12 e 14 anni, che decisero di togliersi la vita per imitare il loro mito. Questa dell'emulazione sarà, tra l'altro, una delle ragioni che porterà alcuni a scartare l'ipotesi del suicidio, nella speranza di evitare altri atti simili.

IL RAPPORTO CON COURTNEY LOVE

Secondo numerose fonti, la coppia Love-Cobain sarebbe stata sull'orlo del divorzio proprio nel periodo precedente la morte del cantante. Nel documentario Kurt & Courtney del 1998, diretto da Nick Broomfield e prodotto dalla BBC, moltissimi testimoni dell'epoca affermano che i due sarebbero stati incompatibili fin dagli inizi, che Courtney fosse solo un'arrampicatrice alla ricerca di qualcuno che potesse mantenerla e che Kurt fosse totalmente sotto il suo controllo. Nonostante questo, lo stesso Cobain avrebbe più volte difeso il rapporto con la moglie, sostenendo di aver cambiato la sua visione della vita dopo essersi innamorato.

IL PADRE DI COURTNEY

Se pensate che Hank Harrison, il padre di Courtney Love, sia sempre stato dalla parte della figlia vi sbagliate di grosso. Harrison è uno dei più convinti sostenitori della teoria del complotto secondo cui, non solo Cobain non si sarebbe suicidato, ma dietro il suo omicidio ci sarebbe la stessa Courtney. Hank Harrison ha persino scritto tre libri a riguardo. L'uomo ha sempre affermato che la figlia fosse nota per avere tendenze violente.
Inoltre Harrison ha sostenuto che, poiché Kurt era già andato in overdose e aveva forse tentato il suicidio a Roma, questo fatto sia stato usato per evidenziare le sue tendenze suicide e coprire l'omicidio. 

LA ZIA MARY 

Una figura centrale nella vita di Kurt fu la zia Mary, colei che gli regalò la sua prima chitarra e lo aiutò a effettuare le sue prime registrazioni. La donna ha affermato di essere sempre stata in parte consapevole degli istinti suicidi del nipote, e ha escluso totalmente la teoria dell'omicidio. La donna ha ipotizzato che, in quel periodo di difficoltà nella relazione con Courney, in Kurt siano riaffiorati i ricordi di abbandono della sua infanzia dovuti al divorzio dei genitori, creando una sorta di parallelismo emotivo. Kurt non avrebbe retto e da qui l'innesco del suicidio.
In mezzo ai tanti scontri avvenuti in seguito alla morte di Kurt, possiamo dire che la zia è stata una delle poche figure ad aver dato vita a qualcosa di positivo da questa terribile situazione. Nel documentario sopracitato, si mostra come la donna abbia portato l'esempio di Kurt nelle scuole di Aberdeen, città natale del cantante, per parlare della droga e delle dipendenze

TOM GRANT: L'INVESTIGATORE PRIVATO

Il 3 aprile 1994, Courtney Love assunse un investigatore privato per trovare Kurt, fuggito qualche giorno prima dalla clinica di riabilitazione in cui si trovava. L'investigatore era Tom Grant, sceriffo della contea di Los Angeles per otto anni. Grant, in realtà, non è solo il sostenitore, ma è addirittura il creatore della teoria che vede Kurt Cobain vittima di omicidio. Secondo l'ex sceriffo sarebbero troppe le incongruenze nel caso: dalla posizione del fucile usato (su cui tra l'altro non vennero trovate impronte, lo stesso per i proiettili, la lettera e la penna), al fatto che la quantità di eroina nel sangue di Kurt fosse troppo alta per permettergli di uccidersi, passando per la lettera di addio, che sarebbe stata in realtà un addio ai Nirvana.
Inoltre, Grant ha confermato i problemi all'interno della coppia e l'ipotesi di divorzio, sostenendo che, con il finto suicidio, Courtney ha potuto ottenere l'intera eredità di Kurt, mentre con il divorzio ne avrebbe ottenuta solo metà.
Grant visitò la casa di Lake Washington alla ricerca di Kurt per ben due volte il 7 aprile, senza però trovare il corpo. Egli ha dichiarato che venne accompagnato sulla scena da
Dylan Carlson, un amico di Kurt che conosceva bene la casa. Carlson non mostrò a Grant la serra sopra il garage, aumentando in seguito i sospetti dell'investigatore.

DYLAN CARLSON: COLUI CHE COMPRÒ L'ARMA

Dylan Carlson, amico di Kurt e a sua volta musicista, oltre ad aver accompagnato l'investigatore a casa del cantante, avrebbe anche comprato il fucile da cui sarebbe stato sparato il colpo mortale. Carlson ha però dichiarato di non essere stato a conoscenza degli istinti suicidi di Kurt, che se così fosse stato non gli avrebbe mai procurato il fucile, e che l'amico gli avrebbe chiesto l'arma per difesa personale, essendo solo in casa. 

LA LETTERA DI ADDIO

Sono molte le teorie secondo cui la lettera di addio di Kurt non sia autentica. Pare, però, che la scrittura sia proprio quella del cantante, almeno escludendo le ultime righe. Il corpo della lettera è stato interpretato da molti come un addio, ma altri hanno sostenuto che si trattasse di un addio unicamente ai Nirvana e alla musica. Secondo molti, il vero omicida avrebbe approfittato di questo messaggio, aggiungendo le ultime righe (in cui la scrittura risulta leggermente diversa) che renderebbero il tutto una lettera di suicidio. Inoltre, Rosemary Carroll, l’avvocato di Kurt, diede a Grant un foglio trovato in uno zaino che Courtney aveva dimenticato nella sua casa. Su questo foglio erano ben visibili dei tentativi di esercitarsi nell’imitare la scrittura di qualcuno. In molti ipotizzarono che fosse quindi stata Courtney a scrivere le ultime righe.
Nella lettera, Cobain cita una parte della canzone di Neil Young, Hey Hey, My My (Into the Black), ovvero “It’s better to burn out than to fade away” (“È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”).

EL DUCE: L’UOMO PAGATO PER UCCIDERE KURT

Dopo la scoperta del cadavere di Kurt, Eldon Wayne Hoke – soprannominato El Duce – affermò che Courtney Love gli avesse proprosto di uccidere Kurt in cambio di un pagamento di 50.000 dollari. L’uomo rifiutò, così la donna si rivolse a un suo amico. Hoke morì investito da un treno (anche qui le teorie sono molteplici: dall’omicidio, al fatto che l’uomo fosse completamente ubriaco).
Hoke era il frontman della band dei Mentors. Il bassista del gruppo, Steve Broy, ha affermato che quella del pagamento fu unicamente un’invenzione per ottenere visibilità.

L’EROINA NEL CORPO

Mentre l’investigatore Tom Grant sostenne che la quantità di eroina nel corpo di Kurt (1,52 mg per litro di sangue) fosse troppo alta per permettergli di riporre ordinatamente le siringhe e la droga e successivamente spararsi, il medico legale affermò che la droga necessiti di circa 30/60 secondi per entrare in circolo, tempo in cui Kurt avrebbe potuto spararsi.

CHI HA UCCISO KURT COBAIN? 

Queste sono le maggiori teorie che sono circolate in questi anni, ma si potrebbe davvero continuare per ore senza riuscire a dare una spiegazione a questa tragica morte. Tom Grant stesso non si è dato pace, ha persino creato un sito a sostegno della sua teoria, dove sono tra l’altro disponibili alcune delle registrazioni effettuate durante le indagini e altre informazioni sul caso. 

Kurt Cobain non era adatto alla vita da star che lo stava pian piano spegnendo. La lettera di Kurt (che potete leggere tradotta qui), per quanto possa essere interpretabile in diversi modi, mostra un uomo non più in grado di provare emozioni, un uomo sicuramente ferito e stanco. Chissà che questo non abbia influito su quello che è successo quel 5 aprile 1994.

Come vi abbiamo detto a inizio articolo, è davvero difficile prendere una posizione sulla morte di Kurt Cobain. Noi vi vogliamo lasciare con alcune delle canzoni più belle di Kurt con i suoi Nirvana, senza pensare al fatto che forse volesse lasciarli o al fatto che non provasse più le emozioni degli inizi. Semplicemente, noi lo vogliamo ricordare così.

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