L’1 marzo del 1973 approdò nel mondo della musica “The Dark Side Of The Moon”
I numeri legati a questo disco dei Pink Floyd sono piuttosto impressionanti, con oltre 50 milioni di copie vendute nel mondo e 15 anni consecutivi nella classifica degli album di Billboard, con un successo che ha continuato a crescere e trasformarsi nel corso degli anni, senza mai esaurirsi. “The Dark Side Of The Moon” è considerato il capolavoro insuperato della band, l’impareggiabile. L’ottavo album dei Pink Floyd, in un certo senso, ha cambiato il modo in cui le persone si approciano a un disco e quindi l’intero panorama musicale.
Waters, Gilmour, Mason e Wright, orfani del genio di Syd Barrett, estromesso dalla band alla fine degli anni ’60, a causa dei suoi ormai conclamati problemi mentali, proseguirono il loro cammino intraprendendo un percorso diverso. I toni psichedelici di Barrett erano ancora lì, ma il suono divenne più inebriante e robusto. Le loro ricerche sulla quotidianità si scontrarono con le visioni di Waters, paranoiche, macabre, in bilico fra sogno e realtà, fra schizofrenia e momenti di lucidità. Tutto ciò, li condusse, cinque anni dopo, a “The Dark Side Of The Moon“, un capolavoro sulla morte, la follia e i problemi del dopoguerra di ragazzi nati intorno agli anni ’50. In un certo senso, fu un omaggio a Syd Barrett, ma non solo, fu soprattutto una dedica spassionata ad una generazione di giovani ventenni alla ricerca di una ragione e di uno scopo per cui vivere. E’ un disco che non necessariamente offre delle risposte.