Quando Aretha Franklin cantò in pantofole con i Blues Brothers

"Zitta, donna!". Matt Murphy non avrebbe dovuto dirlo. Cominciava così quella scena di The Blues Brothers che rese Aretha Franklin ancor più indimenticabile.

Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio, e portiamo tutti e due gli occhiali da sole.

La commedia musicale diretta nel 1980 da John Landis è talmente nota al pubblico da non aver bisogno di riassunti. Basti qualche riga, per i più distratti: Jake (John Belushi) ed Elwood Blues (Dan Aykroyd) sono due fratelli musicisti della storica Blues Broters Band, sciolta quando il primo è finito in galera. Ora che Jake ne è uscito, i due cercano di rimettere insieme il gruppo per procurarsi i soldi necessari a pagare le tasse arretrate dall'orfanotrofio in cui sono cresciuti.

Per quanto divertente e ricca di equivoci, punto forte della pellicola non è la trama, bensì la sua colonna sonora. Il film vede infatti la presenza di artisti famosissimi quali Ray Charles, James Brown (memorabile reverendo scatenato), Cab Calloway e John Lee Hooker. A parte Ray Charles, tutti musicisti la cui carriera al momento stava soffrendo l’avvento della disco, e che necessitavano di essere rimessi sotto i riflettori.

Tra gli artisti scritturati da Landis, ce n’era una in particolare che aveva urgenza di tornare sulla cresta dell’onda. Proprio lei, la Regina del Soul: Aretha Franklin. Negli anni 70, la Atlantic Records aveva concesso infatti sempre meno spazio e meno materiale alla Franklin, privilegiando artiste emergenti quali Roberta Flack.

Ecco allora presentarsi per Lady Sould l’occasione perfetta: il cinema.

Nel film The Blues Brothers Aretha appare per soli 5 minuti. Interpreta la moglie di Matt “Guitar” Murphy, ex chitarrista del gruppo di Jake ed Elwood, con il quale gestisce un fast food.

Quando al marito viene chiesto di ricongiungersi alla band, la donna, in grembiule sporco e pantofole rosa, cerca di intimidirlo, facendolo riflettere sulle conseguenze delle sue azioni se mai dovesse andarsene. Non solo con le parole, ma con la classica, indimenticabile Think, tratta dal suo album del 1968 ARETHA NOW.

You better think (think)
Think about what you're trying to do to me
Yeah, think (think, think)
Let your mind go, let yourself be free.

A sostenere le ragioni di Mrs. Murphy intervengono tutte le donne del locale (tra cui Carolyn Franklin, sorella di Aretha), che eseguono i cori. Entra poi in scena il sassofonista Lou Marini, suonando direttamente in piedi sul bancone del locale. La scena vede il forte contrasto tra le donne, impegnate a dire la loro, e gli uomini, tutti muti. Si conclude infine con uno ballo movimentato, che coinvolge tutti i presenti.

La sequenza è straordinaria, così come la voce di Mrs. Murphy, ma non basta a convincere Matt a rimanere con la moglie. Alla fine del brano, infatti, Jake, Elwood, Matt e Lou escono dal locale senza proferire parola, lasciando la donna interdetta.

Per la vera Aretha Franklin, per fortuna, le cose andarono diversamente. Se infatti il film di Landis ricevette, almeno inizialmente, terribili recensioni, tutti furono d’accordo nel considerare la scena di Think come un capolavoro a sé stante. La Franklin, con quei suoi 5 minuti in veste da cameriera, era riuscita letteralmente a rubare la scena.

Il film le svoltò la carriera. Nello stesso anno, infatti, il produttore discografico Clive Davis la mise sotto contratto con la sua Arista Records e le fece incidere i singoli United Together e Love All the Hurt Away, in duetto con George Benson, che la riportarono in classifica.

Aretha tornerà poi a vestire i panni della fiera cameriera nel secondo capitolo della storia diretto da Landis nel 2000: Blues Brothers – Il mito continua. Un film tutto sommato dimenticabile, anche se quella Respect cantata con orgoglio sa come imprimersi nella mente e nel cuore di ogni spettatore.

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