ABBEY ROAD: canzone per canzone 5/5

ABBEY ROAD: recensione
ABBEY ROAD è l’undicesimo (e ultimo per incisione) album dei Beatles, pubblicato il 26 settembre 1969 dalla Apple Records: ecco gli ultimi tre brani per completare l’analisi del disco…

SHE CAME IN THROUGH THE BATHROOM WINDOW
È un passaggio discendente di chitarra a introdurre questo brano scattante. Paul cominciò a scriverla nel maggio 1968, ispirato dal tentativo d’intrusione di una fan a casa sua. Già completa all’epoca di “Get Back”, la canzone fu registrata per ABBEY ROAD il 25 luglio 1969 in trentanove nastri con Paul (basso), John (acustica 12corde), George (elettrica) e Ringo (batteria).

GOLDEN SLUMBERS / CARRY THAT WEIGHT / THE END
“The Huge One”, come venne battezzato il medley dai fonici di Abbey Road, trova il suo culmine in questi tre pezzi uniti assieme per una durata totale di quasi sei minuti. La dolce Golden Slumbers apre il gran finale. McCartney ha spesso fatto vanto del suo analfabetismo in merito alle nozioni teoriche e alle regole della musica, ma il suo genio gli ha permesso di coglierne sino in fondo i meccanismi con risultati d’eccezione. Paul scrisse la melodia attorno al dicembre 1968 ispirandosi al poema seicentesco Cradle Song di Thomas Dekker, musicato nel 1885 da W.J. Henderson col titolo Golden Slumbers Kiss Your Eyes; non riuscendo a leggere la musica sullo spartito, ne inventò una tutta sua. Incisa il 2 luglio 1969 in quindici tentativi, è un brano di grande suggestione: si apre su strofe sognanti per lasciare spazio al ritornello, caratterizzato dal fortissimo del canto di McCartney, ed è ornato da un magniloquente contributo orchestrale. Il pezzo fu inciso assieme a Carry That Weight, niente più che un ritornello: ma è qui che il medley svolta e assume la sua connotazione sinfonica, con il richiamo alla melodia di You Never Give Me Your Money. L’ultima parte,The End, introdotta dal celebre assolo di batteria di Ringo, fu incisa il 23 luglio (la take 7 fu la migliore) dopo numerose prove. La lunga coda con frasi soliste di chitarra dove si alternano George, Paul e John fu centrata dai tre in un unico tentativo. Non fu pensata come un modo per celebrare l’addio alle scene (inizialmente era posizionata come chiusura del lato uno di ABBEY ROAD), ma la collocazione in chiusura dell’album è una trovata spettacolare, che lascerà un’impronta indelebile soprattutto per la strofa finale (“And in the end the love you take is equal to the love you make”), una sorta di compendio della filosofia dei Beatles. Paul farà di queste tre canzoni il momento culminante dei concerti del suo tour mondiale 1989/90.

 

HER MAJESTY
La sorpresa finale. Paul presentò questo brano durante “Get Back” tra il serio e il faceto. L’incisione di ABBEY ROAD è una cosuccia acustica in fingerpicking, che alcuni hanno accostato a They’re Red Hot di Robert Johnson (1936). Inizialmente posizionata dopo Polythene Pam, Her Majesty fu tagliata e finì sull’album per caso: il fonico John Kurlander stava per cancellarla, quando arrivò Paul e... la canzone entrò nella storia.

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