5 cose che (forse) non sapevi sull’album THE VELVET UNDERGROUND AND NICO

andy warhol

THE VELVET UNDERGROUND AND NICO è stato il primo album della band di Lou Reed, ma anche una delle opere più influenti della storia del rock. Ecco 5 curiosità che lo riguardano che (forse) non conoscevi. 

Definito da alcuni come "uno dei 50 album che hanno cambiato la musica", da altri addirittura "il più grande album di debutto di tutti i tempi". Una cosa è certa: si potrebbe scriverne per giorni, e ancora non si direbbe abbastanza su THE VELVET UNDERGROUND AND NICO, il primo lavoro della band di Lou Reed in collaborazione con la cantante tedesca Nico

Per tale ragione ci limiteremo ad elencare 5 curiosità che stanno dietro alla sua produzione, e di cui forse non tutti sono a conoscenza. 

1. Il ruolo di Andy Warhol

L'impronta dell'artista della Factory nella copertina del disco è riconoscibilissima, tanto che si tratta di una delle cover più famose della storia della musica (qua per leggere di altre copertine realizzate da Warhol). THE VELVET UNDERGROUND AND NICO passò alla storia anche come "banana album". La cover rappresentava infatti un'allusiva e provocatoria banana rosa, accompagnata dalla didascalia "peel slowly and see". Inoltre, nei primi dischi la banana era dotata di un adesivo che la rendeva davvero sbucciabile. 

L'opera si adattava benissimo agli argomenti trattati nei vari brani dell'album, che affrontano tematiche tabù come lo spaccio, l'abuso di droghe e il sesso. 

Non in molti sanno però che Warhol fu anche il produttore del disco, nonostante il suo contributo da un punto di vista musicale fu minimo. Ricorda Lou Reed:

Seduto in regia a guardare rapito tutte le luci lampeggianti. Certo, lui non sapeva niente di produzione discografica. Appena si sedette lì disse: ‘Oooh, ma è fantastico!’. Il vantaggio di aver avuto Andy Warhol come produttore è stato che, proprio perché era Andy Warhol, tutto doveva essere lasciato allo stato puro.

2. Chi era il co-produttore e come venne pagato?

Era un tecnico della Columbia Records, e si chiamava Norman Dolph. Quando gli venne proposto di partecipare alla produzione dell'album, accettò a una sola condizione: avrebbe scelto lui il metodo di pagamento. Non chiese infatti un compenso monetario, ma volle essere pagato con un quadro di Andy Warhol. La scelta ricadde su un'opera della serie Death and Disaster, che oggi vale due milioni di dollari.

Ero fissato con l’arte, mi piaceva portare la musica nelle gallerie, alle mostre e alle esibizioni. Mi piaceva chiedere di essere pagato in opere, non con denaro. Così ho conosciuto Andy Warhol.

Tuttavia, Dolph non poté approfittare appieno di questo suo "tesoro". Infatti fu costretto a venderlo nel 1975 per 17 mila dollari, in modo da affrontare le spese del divorzio. 

3. Quel brano dedicato a Edie Sedgwick

Fu lo stesso Andy Warhol a chiedere al'amico Lou Reed di scrivere un brano dedicandolo alla sua musa, la giovanissima Edie Sedgwick, una delle sue "superstar" della Factory. Edie era nata in una buona famiglia, tuttavia la sua infanzia era stata funestata da un padre che esercitava su di lei un controllo maniacale. Quando finalmente era riuscita ad emanciparsi, si era trasferita a New York per darsi a una vita bohémien (qua per leggere tutta la storia).

Per lei, Lou Reed aveva composto il brano Femme Fatale, inserito proprio nell'album THE VELVET UNDERGROUND AND NICO

4. La registrazione in tempo record

La maggior parte dei brani appartenenti all'album furono incisi nel 1966, in una sala di registrazione di Manhattan chiamata Sceptre Studios. Tuttavia, l'edificio era piuttosto fatiscente, con muri cadenti e buchi nel pavimento. Lou Reed ricorda:

La sala era una via di mezzo tra un posto da ristrutturare e uno da demolire… Le mura erano distrutte, c’erano buchi nel pavimento ed era tutto marcio.

Forse proprio per questa ragione la registrazione fu velocissima, i Velvet Underground e Nico sbrigarono tutto il lavoro in soli 4 giorni

Nessuno, guardando quel palazzo, avrebbe potuto sospettare il destino che lo attendeva: qualche anno più tardi proprio lì sarebbe sorto lo Studio 54!

5. La ballata infinita per Nico

Uno dei brani più famosi dell'album è certamente I'll Be Your Mirror, una ballata che Lou Reed dedicò alla cantante Nico, con la quale all'epoca ebbe una relazione. Proprio per questo brano Andy Warhol ebbe una delle sue idee più eccentriche e al tempo stesso geniali, che però purtroppo non venne portata a termine perché difficilmente realizzabile.

L'artista propose di incidere una piccola crepa in ogni copia del disco, proprio all'altezza della ballata, in modo che essa continuasse a essere riprodotta "all'infinito". L'ascoltatore avrebbe dovuto spostare la puntina manualmente per andare avanti. 

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