Cantante, danzatrice, cantastorie: i mille volti di Kate Bush

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Una volta, ringraziando la sua musa, John Lydon dei Sex Pistols disse che “Kate Bush e il pianoforte a coda sono come John Wayne e la sella". E non aveva torto.

Nelle campagne del Kent, in casa Bush, la musica regna sovrana. Il padre di Kate ama suonare il piano, mentre la madre Hannah, di origini irlandesi, si diletta spesso con l'arpa. E poi ci sono Jay Bush, chitarrista, e Paddy, il fratello maggiore, specializzato nella costruzione di strumenti medievali, oltre che violinista.

La storia di Catherine "Kate" Bush comincia il 30 luglio 1958 tra il verde dell'Inghilterra, le fiabe raccontate dalla madre e un organo in fienile. Kate scopre ben presto di poter raggiungere, cantando, note non facilmente raggiungibili. E di provarne una gran soddisfazione. Così, in casa, allestisce una piccola sala prove, prima di dedicarsi anche ad altre passioni, quali la danza e il mimo.

Segue gli insegnamenti di Lindsay Kemp, già maestro di David Bowie e autore della messa in scena di THE RISE AND FALL OF ZIGGY STARDUST AND THE SPIDERS FROM MARS. Da cantante alle prime armi, Kate diventa anche danzatrice e coreografa.

A lanciarla nel mondo dello spettacolo ci pensa invece David Gilmour. Il chitarrista dei Pink Floyd si presenta una sera a casa della famiglia di Kate e, dopo averla sentita cantare, capisce all'istante, a quanto si racconta, di dover fare qualcosa per lei. Le produce così alcuni brani e la mette in contatto con Terry Slater, il responsabile della Emi.

Il suo disco d'esordio, THE KICK INSIDE (1978), si rivela un successo: è un viaggio fantastico che si compie tra melodie pop e folk, sound struggenti, quattro ottave di estensione vocale e figure oniriche.

Come primo singolo estratto, contrariamente al parere della Emi, la Bush sceglie Wuthering Heights. Una favola musicale ispirata all'omonimo romanzo di Emily Brontë, pietra miliare della letteratura inglese, e alla sua protagonista, Catherine, di cui la cantante porta il nome. Un brano che, in breve, raggiunge il primo posto nelle classifiche britanniche

Kate Bush, quell'estate, conquista anche l'Italia vincendo la sezione internazionale del Festivalbar, mentre l'anno successivo si esibisce come superospite al ventinovesimo festival di Sanremo.

L'avventura musicale della Bush è solo all’inizio. Arrivano altri dischi e altri successi in cui l'artista si conferma cantante, ma anche danzatrice, polistrumentista e persino costumista. Ebbene sì, quando, nell'aprile 1979, Kate Bush debutta al Palladium di Londra, lo fa scrivendo testi, musiche, coreografie e anche disegnando i costumi di scena.

Dal 1980, Kate inizia a collaborare con Peter Gabriel, ex leader dei Genesis. Il duo, probabilmente anche sentimentale oltre che artistico, regala al pubblico un memorabile duetto, accompagnato da un altrettanto iconico videoclip: Don’t Give Up.

Per tutti gli anni Ottanta e Novanta, Kate alterna grandi successi (come dimenticare Breathing o Babooshka?) a grandi collaborazioni, insieme ad artisti del calibro di Gabriel, Gilmour, Elton John e Jeff Beck, fino al ritiro dalle scene, nel 1996. Torna solo nel 2005 con il doppio album AERIAL, per poi fondare, sei anni dopo, una sua casa discografica, la Fish People.

Nel 2014, si esibisce nuovamente dal vivo, dopo 35 anni, in una serie di concerti all'Eventim Apollo di Londra con uno show dal titolo Before the Dawn. Secondo il sito specializzato in compravendita dei biglietti, la ricerca dei tagliandi della cantante è salita del 432%, superando persino le richieste per le performance di Lady Gaga e Katy Perry

Sei anni dopo, stiamo ancora aspettando il ritorno su quel palco di una voce e di un'artista straordinaria. Un po' strega, un po' cantastorie, un po' personaggio di quelle fiabe che ha sempre amato cantare.

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