Pink Floyd: come nacque il titolo di THE PIPER AT THE GATES OF DAWN

pink floyd piper at the gates of dawn

Uno degli album d'esordio più famosi della storia trova alcune sue radici in una visione distorta della band... e in un libro per bambini.

Era il 4 agosto del 1967 quando i Pink Floyd fecero il loro esordio con un album dal sapore rock molto vicino alla psichedelia tanto in voga in quegli anni. Parliamo di THE PIPER AT THE GATES OF DAWN.

Alcuni dei pezzi contenuti nell'album sono passati alla storia come veri e propri brani cult. Basti citare l'enigmatico pezzo scritto dall'allora leader della band Syd Barrett, See Emily Play (del quale abbiamo parlato in questo articolo), contenuto nell'edizione statunitense dell'album seppur assente in quella originale. 

Syd Barrett, la cui salute psicofisica si deteriorò dopo la pubblicazione dell'album, scrisse in realtà la maggior parte delle canzoni dell'album, prima tra tutte Astronomy Domine, la traccia di apertura del disco.

Una piccola curiosità riguarda il titolo dell'album: ne conoscete l'origine?

Il titolo di THE PIPER AT THE GATES OF DAWN proviene dal settimo capitolo del romanzo del 1908 Il vento tra i salici, classico della letteratura per l'infanzia di Kenneth Grahame.

Si tratta di un capitolo (recante lo stesso titolo dell'album nella versione originale del romanzo) nel quale lo scrittore scozzese fa entrare in scena – per la prima e unica volta – Pan, il dio greco benevolo e saggio che nella tradizione ellenistica veniva rappresentato con l'aspetto di un satiro protettore della natura incontaminata.

Il capitolo in questione racconta il mitico – e a tratti onirico – incontro dei protagonisti del romanzo con il dio Pan, mentre quest'ultimo sta suonando il proprio flauto. In effetti, il titolo originale del capitolo (e dell'album) significa letteralmente "Il flautista alle porte dell'alba". 

Fu Barrett a scegliere il titolo dell'album che, fino a qualche settimana prima della pubblicazione, ebbe come titolo provvisorio PROJECTION. Pare, infatti, che Il vento tra i salici fosse uno dei libri preferiti di Barrett il quale, a sua volta, veniva spesso visto come una vera e propria incarnazione di Pan dai propri colleghi e amici che gli affibbiarono perfino il soprannome di "Piper"

La celebre foto di copertina dell'album, invece, venne scattata dal fotografo Vic Singh, che richiese espressamente ai membri della band di indossare abiti sgargianti. Li fotografò poi utilizzando una particolare lente che consentiva di catturare immagini che sembravano viste attraverso un prisma.

Questo espediente venne consigliato al fotografo dall'amico George Harrison (proprio il famoso chitarrista dei Beatles), che prestò a Singh la lente in modo che il fotografo potesse ottenere un effetto "psichedelico". Singh giocò così sia sul tipo di musica prodotta dalla band che sull'infondato pettegolezzo che vedeva i membri della band come assidui consumatori di LSD (all'epoca, solo Barrett era noto per il suo uso di droghe sintetiche). 

A giudicare dai risultati ottenuti dai Pink Floyd da quel momento in poi, le scelte riguardanti questo primo album della band furono del tutto azzeccate. Ecco, quindi, quale fu l'origine di uno dei lavori più famosi e apprezzati della storia della musica.

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