Quando Marco Mendoza e i Dead Daisies suonarono a Cuba

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Nel 2015, l'embargo tra Stati Uniti e Cuba finì. Così, per la prima volta, i giovani dell'isola poterono assistere a un concerto rock di una band occidentale. Stiamo parlando dei Dead Daisies, in cui suonava Marco Mendoza.

Marco Mendoza era nato negli Stati Uniti, a San Diego, nel 1963. Tuttavia, le sue origini erano latinoamericane, era profondamente legato alla sua terra e parlava spagnolo fluentemente. Quando era piccolo, trascorse diverso tempo in Messico, a Tijuana, dove venne cresciuto dalla nonna. Perciò, quando, mentre militava del supergruppo dei Dead Daisies, alla band fu proposto di essere la prima band occidentale a esibirsi a Cuba dopo l'embargo, la sua emozione fu enorme. 

Il gruppo era nato nel 2012 in Australia, dalla collaborazione di Jon Stevens e David Lowy. La formazione originale contava, oltre agli artisti sopracitati, anche Marco Mendoza, Dizzy Reed, Frank Ferrer e Richard Fortus. Furono proprio Stevens e Lowy a chiedere a Mendoza di suonare nella band. Il bassista, a quell'epoca, aveva già raggiunto la fama, suonando in diversi gruppi di successo come i Thin Lizzy e i Whitesnake. Tuttavia, il progetto dei Dead Daisies gli piacque molto e, nonostante la fitta agenda, decise di prendervi parte. 

Per fortuna, potremmo dire. Perché proprio con i Dead Daisies nel 2015 gli si presentò una delle occasioni più emozionanti della sua vita: la band fu infatti il primo gruppo occidentale ad esibirsi a Cuba. L'embargo che impossibilitava i rapporti tra gli Stati Uniti e l'isola di Fidel Castro era infatti giunto al termine, grazie alla politica di distensione messa in atto da Castro e Obama. Così, i cittadini cubani ebbero l'occasione di assistere al loro primo concerto rock, il Rock Por la Paz (rock per la pace).

Si trattò di un evento emozionante per tutta la band. Lowy definì il viaggio come l'esperienza musicale più bella di tutta la vita. Lo ricorda anche John Corabi, che aveva suonato con i Dead Daisies al posto di Jon Stevens:

Il Sud America è sempre stato fantastico con me, quando sono andato a suonare li con gli Union, come solista… è un po’ come l’Italia. Sono veramente appassionati. Lo stesso è successo a Cuba, cantano e si scatenano. A Cuba è stato pazzesco. Quando siamo arrivati lì, i fan erano già in delirio perché non avevano mai avuto una rock band americana, probabilmente non hanno neanche mai avuto un vero concerto rock. Erano così contenti che fossimo lì: c’era gente da tutta l’Isola, anche da ore di distanza.

In virtù del suo profondo legame con l'America Latina, si trattò di un'emozione fortissima soprattutto per Mendoza, che per l'occasione si improvvisò addirittura interprete. L'esperienza fu unica, anche perché, quando i Dead Daisies arrivarono sull'isola, non vi era niente di americano, di familiare.

Perfino gli strumenti erano diversi, tanto che pare che Mendoza abbia lasciato una grande scatola di corde per il basso sull'isola, regalandone a tutti i musicisti locali. La trasferta cubana segnò profondamente la band, tanto che ne venne realizzato un documentario

Il viaggio non fu fondamentale per i membri del gruppo solo a livello umano, ma anche musicale. Fu qui infatti che trovarono l'ispirazione per il loro secondo album in studio, REVOLUCION. L'idea per il titolo venne loro quando videro la parola scritta su un muro, e decisero di farla propria. Non si tratta di una rivoluzione politica, ma musicale, di una sorta di ritorno alle origini. Registrarono qualche traccia a Cuba, supportati da musicisti locali, ma poi si spostarono a Sydney. Ne parla Mendoza in persona:

REVOLUCION è nata dall'ispirazione del nostro viaggio a Cuba. Se ci sei mai stato, il paese è proprio questo. Siamo stati ispirati da quel viaggio e da quella parola. L'abbiamo scavata perché rappresenta un po' la nostra idea di qualcosa che stiamo facendo. Abbiamo una specie di missione e stiamo andando controcorrente, se volete. Stiamo andando in salita, ma stiamo andando bene.

E ora, un'ultima curiosità: all'interno dell'album c'è una canzone, in particolare, che Mendoza sente come propria. Si tratta di México, un brano accreditato a tutti i membri della band ma che, inevitabilmente, ha un legame speciale con il bassista. Addirittura, il video musicale venne girato a Tijuana.

In realtà, la canzone era stata scritta prima del viaggio a Cuba, ma il gruppo decise di inserirla proprio in REVOLUCION per mantenere la linea tematica dell'America Latina

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