Nel pur assurdo mondo rock, poco può essere più stravagante dell’intervistare musicisti dalle identità ignote. L’abbiamo fatto con i Residents, a 45 anni dalla loro prima pubblicazione ufficiale e in contemporanea all’uscita dell’ennesimo album THE GHOST OF HOPE, tramite colui che è da sempre il loro portavoce: Homer Flynn, che magari non si chiama neppure così ma che di sicuro è uno della band, se non proprio “la band”. Situazione altamente surreale che abbiamo piacevolmente assecondato, ricavandone una conversazione illuminante.
I disastri ferroviari sui quali s’incentra l’ultimo disco sono una metafora delle sciagure ben peggiori della società moderna. È una denuncia, o solo una constatazione?
"I Residents sono decisamente più osservatori che attivisti. Amano l’umanità, ma credono fermamente che la vita non abbia alcun senso e che cercare di capire o controllare il modo di essere vivi porti solo alla frustrazione. Per questo sono artisti: dagli artisti non ci si aspetta che diano un senso alle cose."
Donald Trump potrebbe essere uno dei peggiori “disastri ferroviari” della Storia recente?
"Trump è come un jolly e non si può sapere come sarà giocato. Il fatto che sia un bugiardo testa di cazzo non esclude che potrebbe essere un buon presidente, se non ottimo. Ma ciò non significa nemmeno che lo sarà."
Come avete selezionato gli eventi da trasformare in canzoni? Ci sono metafore particolari dietro ciascuna di esse?
"La maggior parte delle storie proviene da Death By Train, una raccolta di articoli usciti sui giornali a cavallo tra Ottocento e Novecento. I Residents avevano da tempo l’idea di un album sui treni, ma fino alla scoperta di questo libro non avevano trovato l’approccio: la tensione creata dal linguaggio elegante dell’epoca contrapposto all’orrore delle vicende ha fornito loro lo spunto giusto."
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