José Feliciano: i due minuti più controversi della sua carriera

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A volte basta poco. Conoscete il motivo della brusca svolta negativa nella carriera di José Feliciano? Iniziò tutto con un invito...

Nel 1968, José Feliciano aveva già trovato la sua strada: formatosi a New York da ragazzo, era diventato un eccellente chitarrista e polistrumentista. Nei pub del Greenwich Village divenne presto una vera e propria attrazione, perché il suo talento non esitò a mostrarsi.

Forse lo conoscete per la sua esibizione con il brano Che sarà, al Festival di Sanremo del 1971, forse sapete che Nel giardino dell'amore di Patty Pravo è una reinterpretazione della sua Rain

Ma questo è riduttivo a dir poco: Feliciano ha vinto 8 Grammy con 20 nomination in 40 anni di carriera, e il premio come Miglior Chitarrista Pop d'America (per ben cinque volte!). 

Parlare della sua intera carriera potrebbe richiedere molto tempo: ci fermiamo a un episodio tristemente noto, quello della brusca svolta della sua carriera.

In un periodo di forte patriottismo durante la guerra del Vietnam, Feliciano venne invitato a cantare l'inno nazionale, The Star-Spangled Banner

Era la più importante finale di baseball negli Stati Uniti, e l'artista decise di realizzare una versione più profonda e intima dell'inno. Purtroppo la folla non fu d'accordo: iniziarono i fischi e da lì José non tornò indietro.

Il brano modificato da un non connazionale fu in qualche modo oltraggioso per gli americani più conservatori: l'opinione pubblica americana e inglese sul musicista fu implacabile, anche se oggi potrebbe sembrarci esagerato. 

Non tutti si schierarono contro di lui, ma da lì in avanti moltissime radio americane decisero di non passare la sua musica.

In Italia lo rivedremo solo nel 1995, poi nel 1998, su quel palco sanremese che gli aveva, tempo prima, dato la popolarità che meritava.

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