Il lato oscuro di Leonard Cohen

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Sono gli anni Ottanta: Cohen suona al suo collaboratore e bassista Roscoe Beck First We Take Manhattan. Beck ne rimane sconcertato. E non è l'unico.

Negli anni ’80, la cantante Jennifer Warnes stava realizzando un disco di cover di Leonard Cohen. A quell’album stava lavorando proprio con Roscoe Beck, che chiamò Cohen per chiedergli se avesse nuovi materiali da proporgli per il lavoro della Warners. E lui gli suonò al telefono First We Take Manhattan.

Beck rimase sorpreso dal nuovo sound adottato dal cantautore: era un approccio “eurodisco”, il cosiddetto synthpop utilizzato nel progressive rock, nell'elettronica e nell'art disco degli anni Settanta e Ottanta.

Ma fu ancora più sorpreso per il testo, che gli lasciò una sensazione inquietante:

They sentenced me to twenty years of boredom
For trying to change the system from within
I'm coming now, I'm coming to reward them
First we take Manhattan, then we take Berlin

Il brano sembra raccontato da un terrorista, che è "guidato dai segnali divini" e dalla "bellezza delle nostre armi". Dice di disprezzare "la vostra moda" e "le vostre droghe", e si sente pronto a prendere prima Manhattan, poi Berlino.

Quelle parole mi spaventarono. Il personaggio del cantante sembrava mentalmente instabile, e mi chiedevo di cosa trattasse la canzone. Leonard dice che si tratta di qualcuno che è un outsider, demente e minaccioso. Ho avuto una sensazione inquietante.

Così disse Beck e come dargli torto?

Era il 1986: il 5 aprile dello stesso anno, una bomba venne posizionata sotto la console da dj di una discoteca di Berlino Ovest, nel quartiere di Friedenau. L'attacco venne considerato un'azione terroristica libica e uccise una donna turca e due sergenti dell'esercito americano. Ci furono quasi 230 feriti.

Beck non riuscì a scrollarsi di dosso la sensazione che nel brano ci fosse qualcosa di sinistro: soprattutto alla luce dell'attentato di Berlino acquistava una valenza profetica, accentuata dal successivo attacco terroristico al World Trade Center, l'11 settembre 2001.

Un altro aspetto inquietante è testimoniato da Mus'ab Hasan Yusuf, agente dei servizi segreti israeliani, che nel suo libro Il figlio di Hasam racconta l'uso di First We Take Manhattan per piegare i prigionieri durante la detenzione.

Alle insistenti domande riguardo al significato della canzone, Cohen rispondeva così:

Penso che significhi esattamente quello che dice. È una canzone terroristica. [...] C'è qualcosa sul terrorismo che ho sempre ammirato. Il fatto che non ci sono alibi o compromessi. Questa posizione è sempre molto attraente. Non mi piace quando si manifesta sul piano materiale. [...] Ricordo che c'era una grande poesia di Irving Layton che una volta ho letto, ve ne do una parafrasi. Era: "Beh, voi fate saltare in aria una compagnia aerea occasionale e uccidete qualche bambino qua e là", dice. "Ma i nostri terroristi, Gesù, Freud, Marx, Marx, Einstein. Il mondo intero sta ancora tremando..."

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