Quel 45 giri di Bruce Springsteen mai pubblicato

Bruce Springsteen non era ancora maggiorenne quando incise i suoi primi brani. Chitarrista ribelle, esordì al Cafè Wha?, con la sua prima vera band: i Castiles.

Un pomeriggio ero a casa in South Street quando qualcuno bussò alla porta. Era George Theiss, un chitarrista e cantante che avevo visto all'Elks Club. Tramite mia sorella aveva saputo che suonavo la chitarra: volevo fare il solista della band che stava formando?

Comincia così il toccante ricordo che Springsteen regala ai fan nella sua autobiografia. Dopo lezioni di chitarra, performance liceali e prime cacciate dai gruppi della scuola (ebbene sì, gli esordi sono sempre difficili) il musicista di Freehold fece il suo ingresso trionfale in una vera band un pomeriggio del 1966.

Il nome del gruppo? Castiles, come la marca dello shampoo usato da George Theiss, il frontman.

Era un nome adatto ai tempi: da un lato richiamava i gruppi doo-wop degli anni Cinquanta, dall'altro ci avrebbe proiettatto verso il Valhalla degli artisti rock, blues e skiffle che cercavamo di imitare.

Di solito, i gruppi musicali formati da adolescenti hanno un luogo preciso deputato alle prove: un garage, un magazzino, una cantina, la palestra della scuola. Ma i Castiles potevano contare su una sala prove d'eccezione: la piccola sala da pranzo di Gordon "Tex" Vinyard e della moglie Marion. La coppia, senza figli, aveva eletto il salotto di casa propria, al numero 39 di Center Street, a club per teenager.

Così, Bruce Springsteen, George Theiss e Bart Haynes, batterista incontenibile convinto di essere un "minorato mentale", trovarono nei coniugi Vinyard i loro primi sostenitori, nonchè genitori surrogati. Tex, addirittura, si proclamò loro manager e portò nel gruppo un nuovo membro, Frank Marziotti, un ventottenne gestore di un distributore di benzina, che per arrotondare faceva il bassista in un gruppo country.

Cosa suonassero i Castiles, è facile immaginarlo. Il repertorio era quello tipico dei gruppi di adolescenti dell'epoca, amanti del nuovo rock britannico. Per differenziarsi dagli altri, i Castiles decisero di escludere i Beatles, salvo Twist and Shout (coincidenza che Bruce Springsteen la suoni ancora ora durante i suoi live?) e puntarono su musica più dura: Who, Kinks, ma soprattutto i Rolling Stones, "vero modello di coolness"

Marziotti lasciò  presto il gruppo e il suo posto fu preso da Curt Fluhr, mentre Bart Haynes appese le bacchette e partì per il Vietnam. Fu il primo soldato di Freehold a trovare la morte in combattimento.

Nel frattempo, per i Castiles la vita andava avanti. Alla batteria entrò Vinnie "Skeebots" Manniello e il gruppo, nel piccolo studio di Bricktown, registrò due canzoni, That's what you get e Baby I, entrambi a firma Theiss-Springsteen, per un 45 giri che, ahimè, non fu mai pubblicato. I due brani rimasero su un nastro a due piste e alcuni acetati.

Tex, intanto, che si occupava del vestiario, dei trasporti e dell'organizzazione della band, riuscì a trovare qualche ingaggio nelle feste studentesche. Fu durante una di queste, all'Hullabaloo Club, che Springsteen incontrò Steven Van Zandt, allora giovane leader degli Shadows, che sarebbe diventato il suo miglior amico e principale collaboratore.

E quel 45 giri? I Castiles non lo portarono in un posto qualunque, ma al Cafe Wha? nel Greenwich Village, il locale dove poco più tardi avrebbe esordito Jimi Hendrix, dove già aveva militato Bob Dylan. Il club accanto a quello dove Neil Young, una sera, promosse il suo primo album solista, facendo tremare le pareti con l'inconfondibile Gibson nera.

Nessuno, allora, trovò i Castiles sensazionali. Nessuno li ingaggiò o pubblicò il loro album. Ma l'avventura, almeno per Bruce Springsteen e il suo nuovo fedele compagno, Steve, era appena cominciata.

Per il suo disco CHAPTER & VERSE, edito nel 2016, il Boss avrebbe infatti recuperato quei timidi esordi adolescenziali, inserendo nell'album, come traccia d'apertura, proprio Baby I, quella canzone registrata cinquant'anni prima insieme ai Castiles.

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