Jovanotti, l’ALBERO e un viaggio alla fine del mondo

Il fuoco negli occhi e i capelli ribelli, a 54 anni Lorenzo Cherubini ha la faccia di uno che ha vissuto una vita piena. Non ci credete? Vi raccontiamo di quando attraversò la Patagonia in bicicletta.

Durante la produzione di LORENZO 1997 - ALBERO Jovanotti decide di prendere in mano i suoi vecchi diari di viaggio in Africa e in Patagonia. Tornare in quei posti, leggendo parole scritte tra il deserto e l’ospitalità di sconosciuti con le mani che a stringerle sono calde e dure, è parte del processo di produzione del disco più bello di Lorenzo.

A dirlo è lui stesso: anche se Jovanotti sembra non aver mai perso un colpo nella sua carriera, né ha perso per strada il bisogno di arricchirsi e conoscersi, quel disco è diverso da tutti gli altri.

L’album dura quasi 78 minuti, il disco gira e mangia chilometri di canzoni, diciannove tracce senza paura che crescono e lievitano nel cuore, ci fanno conoscere Jova, ce lo fanno amare per la prima volta.

E diventa impossibile non amarlo leggendo i suoi scritti, pieni di stupore e di capacità di adattamento, di racconti semplici di emozioni complesse. L’ALBERO è anche l’album di Bella, fortunata canzone d’amore che non può però essere presa a esempio di tutto il disco: non si possono ignorare La linea d’ombra, L’albero, Umano.

La curiosità verso il mondo che Jovanotti sprigiona in ogni suo brano è stimolata da quei viaggi fatti in posti lontani, fino alla Terra del Fuoco e alla fine del mondo. Viaggi nati dall’esigenza di entrare nelle braccia materne della natura. Una bicicletta, i viveri necessari, una macchinetta fotografica e le attrezzature indispensabili per sopravvivere a un’esperienza simile. Ma soprattutto avere il cuore in mano, imparare a guardare il mondo con lo sguardo ininterrotto dei Tuareg del deserto africano, voglia di pedalare a non finire e tanta fiducia nella Terra, che Lorenzo sente amica accogliente.

Non c’è molta paura nei diari di Lorenzo: sembra sempre temerario, sempre viaggiatore su un filo sospeso fatto di coraggio puro. Quest’anno, poco prima della pandemia, Jovanotti ha replicato alcuni di questi viaggi, con una telecamera “del peso di mezza mela” a documentare tutto. Perché scrivendo o riprendendo le sue giornate, Jovanotti ha sempre espresso il bisogno di essere vicino agli altri, anche nei momenti di più grande solitudine.

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