Tutti i segreti di LED ZEPPELIN III

Nella primavera del 1970, Robert Plant e Jimmy Page si ritirarono in un cottage a Bron-Yr-Aur, nel Galles settentrionale. Qui produssero parte di LED ZEPPELIN III, un disco molto criticato, ma che a lungo andare dimostrò ai fan il suo valore.

Dopo cinque tour in 15 mesi, principalmente negli Stati Uniti, il gruppo aveva bisogno di una pausa – continuare sarebbe stato impossibile anche per l’abbassamento di voce di Robert Plant. Questo arresto forzato venne accolto positivamente, tanto che il ritiro in un posto isolato risultò molto prolifico.

Senza elettricità o acqua corrente, lo scenario scelto da Jimmy Page e Robert Plant, così isolato e lontano dal mondo, fu un’influenza non indifferente sul tono del disco, che si rivelò diverso dai primi due album in studio dei Led Zeppelin, tinti di potenza frenetica e caotica, quella brillante del rock.

LED ZEPPELIN III si orientava invece – e non a caso – verso un sound più acustico e folk, sicuramente ammorbidito rispetto ai precedenti lavori.

In quel periodo a Bron-Yr-Aur, la coppia, poi raggiunta dai compagni, produsse brani come That’s The Waymolto delicata e cantautorale, Bron-Y-Aur Stomp, con forti tinte country: il testo riguarda le passeggiate di Plant nel bosco con il suo cane Strider, che altro non è che il soprannome con cui è noto Aragorn, dal Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien! 

Energico e unico anche Friends, a cui vennero aggiunti gli archi. Con Tangerine e Gallows Pole, Friends era uno dei brani a cui Page lavorava da tempo.

La fortunatissima Immigrant Song, proposta al Festival di Bath – al quale il gruppo partecipò capendo che sarebbe stata un’occasione d’oro – li consacrò al livello degli Who, dei Rolling Stones e dei Beatles.

Il disco venne inizialmente criticato dagli esperti, e creò dubbi e timori nei fan: dov’era il brillante rock ‘n’ roll dei primi due dischi? Ma i Led Zeppelin non avevano perso la stoffa, e sebbene le stroncature li portarono a rinunciare al tour di promozione del disco, saltando direttamente al lavoro di LED ZEPPELIN IV, avrebbero dimostrato che non avevano perso il tocco.

Solo qualche tempo dopo, LED ZEPPELIN III venne ascoltato per quello che davvero era: la prova che quel gruppo poteva raggiungere vette non previste e stupire ancora tutti.

Claudia Marzetti

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