Red Hot Chili Peppers: la morte del fondatore e chitarrista Hillel Slovak

John Coffey – https://www.flickr.com/photos/65258891@N00/5478104378/

Anima e chitarra dei Red Hot Chili Peppers, Hillel Slovak pubblicò con la band due album in studio, prima di morire di overdose nel 1988, a soli 26 anni. Ma il suo ricordo resta vivo.

Los Angeles, fine degli anni 70. Hillel Slovak, un ragazzo di origini israeliane appassionato di musica e pittura, conosce alle scuole elementari i futuri musicisti Michael "Flea" Balzary e Jack Irons. Poi, al liceo, incontra Anthony Kiedis.

È l’inizio dei Red Hot Chili Peppers e di una grande amicizia, ma anche l'inizio di un lungo e fatale abuso di droghe, soprattutto per Slovak, che sperimenta di tutto, tra LSD, cocaina, eroina e speedball.

Nel 1983, non ci sono solo i Red Hot: Slovak e Irons sono impegnati anche con un'altra band, i What is This?. L'album d'esordio dei Red Hot Chili Peppers, perciò, viene registrato senza i due membri fondatori, che tornano parte integrante della formazione solamente in seguito, per contribuire al secondo disco, FREAKY STILEY (1985), più convincente rispetto al primo, e al terzo, THE UPLIFT MOFO PARTY PLAN (1987). 

Slovak piace al resto del gruppo. È un chitarrista straordinario, anticonvenzionale, cresciuto a pane e sonorità funk, decisive per la costruzione dello stile originale dei Peppers.

L'incubo è però all'orizzonte. Prima di affrontare il tour europeo in supporto del loro terzo album, i due amici Anthony Kiedis e Hillel Slovak decidono di ripulirsi dall'eroina.

Kiedis regge al periodo di rehab, nonostante le frequenti crisi di astinenza, mentre il chitarrista crolla. Un esaurimento nervoso prova le sue abilità chitarristiche e lo lascia privo di forze. La formazione è costretta a sostituirlo per qualche data, poi gli offre una seconda occasione e Slovak conclude il tour. Ma, tornato a Los Angeles, il musicista si isola. Smette di dipingere e di rispondere alle chiamate. Il 25 giugno del 1988 muore solo nel suo appartamento, per un’overdose di eroina.

Dopo la morte dell'amico, Kiedis lascia la città e non partecipa al funerale, scioccato da una situazione quasi irreale. Irons abbandona il gruppo, dichiarando di non volere fare parte della band che aveva portato Slovak alla rovina.

Kiedis, entrato in riabilitazione, e Flea decidono così di continuare con il progetto nato da Hillel Slovak. E a Slovak, cuore e anima del gruppo, dedicano i loro primi successi.

Vogliamo ricordare il musicista israeliano proprio con le tre canzoni con cui i Red Hot Chili Peppers, negli anni, lo hanno omaggiato esplicitamente. 

Knock me Down (MOTHER'S MILK, 1989)

Un inno contro la droga, eterna nemica di Kiedis ma, soprattutto, di Hillel Slovak, che contro la droga non è riuscito a vincere.

Io sono parte di te e tu sei parte di me
Perché te ne sei andato?
Ora è troppo tardi per dirti quello che provo
Ti rivoglio indietro ma sono realista
Puoi sentire le mie lacrime che cadono
Diventando pioggia dove tu giaci.

My Lovely Man (BLOOD SUGAR SEX MAGIK, 1991)

Un canto d'amore, come ha dichiarato Anthony Kiedis in un'intervista.

My Lovely Man parla del mio amore per Hillel e del fatto che alla fine lo troverò. È un po' come quando muoio, conto su di lui per tenermi un posto. E ogni volta che canto quella canzone, Hillel è completamente nel mio mondo.

Feasting on the Flowers (THE GETAWAY, 2016)

Il tributo più recente dei Peppers al loro primo chitarrista fa riferimento a Slovak fin dal titolo. L'eroina consumata dal musicista proveniva infatti dalla resina del papavero, dunque l'uso della parola "feast" ("mangiare con gusto") unita a "flowers" si riferisce proprio all'atto di drogarsi.

Ecco la prima strofa, in traduzione:

Stavo camminando per le strade, non sono riuscito a sentire la chiamata del mio amico
Si sentiva depresso e stava per prendere la sua ultima dose
L'ultima cosa che ricordo è che c'erano lacrime di sangue e non erano le mie
Se fosse stato un qualsiasi altro giorno ti avrei salvato da questo freddo declino.

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