In mezzo secolo, Springsteen è passato dalla voglia di fuga all’avvilimento di chi conta le assenze intorno a sé. E oggi canta del sopravvivere, non più la costruzione della vita.
Animato di verità (“sto tirando le somme col cuore in mano”, recita la title-track), dopo anni ondivaghi e sonorità non sempre adatte a lui ha fatto in maniera operaia la mossa giusta: ricompattare una E Street Band senza fronzoli, fondamenta e tetto per la nuova casa fatta di malta e canzoni.
Tra lontani echi di BORN TO RUN, che fu madre di tutte le fughe (“chiese e galere” anche qui come in Jungleland e un Ben E. King alla radio come faceva Orbison in Thunder Road), Bruce recupera l’energia sopita tra biografie e teatro. E gli riesce tutto, in un sol colpo. Senza chiedere ai suoi fratelli più di quanto sanno fare da sempre, propone agli innesti più recenti di giocare a due tocchi: così Charlie Giordano fa (bene) il Danny Federici, e a Jake Clemons, per il quale lui non scrive assoli nota per nota come faceva con lo zio, restano pochi interventi, buoni solo a colmare l’assenza del possente Clarence.
Se dunque vive il racconto di ciò che manca (“averti qui, poi improvvisamente perderti”, è il canto iniziale) non di quel che sarà, la consolazione viene dal passato, dalla mescolanza dei ricordi. Ghosts e Last Man Standing, poderose e sovrapponibili, accarezzano gli amici di isolato, le band giovanili, gli amplificatori da portare a braccia, le salette prova (“ma vi ritrovo nei miei sogni”, sentiamo cantare a fine disco, tra chitarre twang).
Ha perso molto Bruce, anche se stesso, confuso tra depressione e anni che passano. Così, rovista dentro l’anima. Tre canzoni meravigliose – Janey Needs A Shooter, If I Was A Priest e Song To Orphans – valgono il prezzo del biglietto e provengono dal songbook degli anni d’oro. Sono autentiche perle, suonate con calore e vigore, ispiratissime e cantate con accento dylaniano: le strofe dilatate, l’organo alto, l’armonica espressiva, una punta di slide e il pianoforte dove deve stare.
Piacevoli e funzionali sono un paio di riassunti dello Springsteen anni Duemila (Rainmaker è tra questi), ma predomina una cifra più antica. L’uomo prudente, esposto al cattivo tempo, ha chiuso qualche finestra e tirato fuori un eccellente whisky d’annata in attesa che tutto passi e che venga tolto il cellophane dal suo palco.
È un piacere ritrovarti voglioso e pratico, amico Bruce.
Ascolta l'intero album:
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